Atterra in elicottero sulle piste da sci imprenditore bresciano recidivo, era già successo ad aprile a Madonna di Campiglio

Non è la prima volta, e probabilmente non sarà l’ultima. Un imprenditore bresciano è tornato a far parlare di sé per un episodio tanto spettacolare quanto vietato: l’atterraggio con un elicottero privato direttamente sulle piste da sci. Dopo il precedente avvenuto lo scorso aprile a Madonna di Campiglio, l’uomo si è reso protagonista di un nuovo episodio sulle nevi bresciane del Maniva.

L’atterraggio vietato sulle piste del Maniva Ski

Nella mattinata di sabato 13 dicembre, Giorgio Bortolo Oliva, imprenditore 66enne originario di Odolo, ha raggiunto il comprensorio del Maniva Ski non in auto o con gli impianti di risalita, ma pilotando personalmente il proprio elicottero.

Il velivolo è stato fatto atterrare direttamente sulla pista da sci, dove l’uomo ha letteralmente “parcheggiato” prima di indossare l’attrezzatura e concedersi una discesa sugli sci. Tutto questo è avvenuto “in assenza delle prescritte autorizzazioni al volo e all’atterraggio”, come spiegato dai Carabinieri.

Alcune segnalazioni da parte dei presenti hanno fatto scattare l’intervento immediato dei Carabinieri sciatori della stazione di Bagolino, che hanno raggiunto Oliva, identificandolo sul posto.

Gli accertamenti successivi hanno confermato che il velivolo era pilotato dallo stesso Oliva, classe 1959.

Le sanzioni previste e il ruolo dell’Enac

L’episodio, fortunatamente, non ha provocato feriti né conseguenze per la sicurezza degli sciatori, ma resta una violazione grave delle normative aeronautiche e ambientali.

“Per la violazione riscontrata – si legge nel comunicato dell’Arma dei carabinieri – è prevista l’applicazione di una sanzione amministrativa da parte dell’Enac, autorità competente in materia aeronautica, nonché la possibile sospensione del titolo di volo, fatta salva ogni altra valutazione di competenza”.

L’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) è infatti l’organo preposto a valutare eventuali provvedimenti, che possono andare ben oltre la semplice sanzione economica.

Il precedente di Madonna di Campiglio: aprile sulle Dolomiti

L’episodio del Maniva non rappresenta un caso isolato. Lo scorso aprile, Oliva era già finito al centro delle cronache per un fatto praticamente identico, avvenuto nel comprensorio di Madonna di Campiglio, sulle piste del Grostè.

In quell’occasione, l’imprenditore aveva sorvolato le Dolomiti e si era posato a 2.400 metri di quota, proprio accanto alle piste. Scarpone ai piedi e sci in spalla, era sceso dall’elicottero come se si trattasse di un normale parcheggio, per poi infilare gli attacchi e lanciarsi in pista.

Fermato anche allora dai Carabinieri, aveva ammesso candidamente di non avere alcuna autorizzazione per atterrare oltre i 1.600 metri, limite imposto dalla legge provinciale per motivi ambientali e di sicurezza. Per quel comportamento gli era stata inflitta una multa da 2.000 euro.

Atterraggi sopra i 1.600 metri: cosa dice la legge

Sia in Trentino-Alto Adige che in Lombardia, l’atterraggio di elicotteri privati oltre i 1.600 metri di quota è vietato, salvo rare eccezioni. L’unica casistica ammessa riguarda operazioni di elisoccorso o interventi autorizzati.

I privati sono obbligati ad atterrare esclusivamente in aree apposite, lontane dalle piste e dai flussi di sciatori. Atterrare a ridosso delle piste, come avvenuto nei due episodi che vedono protagonista Oliva, rappresenta quindi una violazione sia aeronautica sia di sicurezza pubblica.

Chi è Giorgio Bortolo Oliva: imprenditore e pilota esperto

Giorgio Bortolo Oliva è titolare della Olifer, azienda con sede a Odolo. È noto per essere un pilota esperto, con molte ore di volo alle spalle, e per una forte passione per lo sci.

Il suo nome, però, è legato agli elicotteri anche per un tragico episodio avvenuto nel 2020.

L’incidente mortale del 2020 sul Monte Rosa

Il 25 ottobre 2020, Oliva pilotava un elicottero Robinson R44 insieme all’amico e collega Alfredo Buda, manager 59enne di Odolo. I due erano andati a sciare in Val d’Aosta e stavano rientrando verso Brescia quando il velivolo si schiantò in una zona impervia del Monte Rosa, a circa 3.000 metri di quota, in località Cime Bianche Laghi, fuori dalle piste battute.

Dopo tre ore di ricerche, rese difficili dalla nebbia e dalla mancanza di visibilità, i resti dell’elicottero furono individuati. Buda venne trovato privo di vita, mentre Oliva, gravemente ferito, fu trasportato in Rianimazione a Berna, riuscendo a sopravvivere.

Per quella vicenda Oliva affrontò un processo: accusato di omicidio colposo, patteggiò una pena di otto mesi, risarcendo i familiari della vittima. Secondo una perizia disposta durante le indagini, quel giorno non c’erano le condizioni di sicurezza adatte per mettersi in volo, a causa della fitta nebbia in quota, e l’imprenditore avrebbe tenuto un comportamento incauto.

Il silenzio dopo l’ultimo episodio

Dopo l’atterraggio al Maniva, Oliva è stato contattato, ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni, limitandosi a rispondere «nulla da dire».

Un silenzio che accompagna un gesto che, per la seconda volta in pochi mesi, ha sollevato interrogativi su sicurezza, rispetto delle regole e sull’uso improprio dei mezzi aerei in contesti turistici e ambientali delicati.

 

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