Il giallo dei Sibillini

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    sertorelli
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    Martedì 13 Giugno 2006 Chiudi

    Dna, riconosciuti i resti della Guerin

    Il professor Venanzi: «Contatterò il marito della baronessa De Rothschild»

    di ROSALBA EMILIOZZI

    CAMERINO C’è «compatibilità genetica». Dopo ventiquattro anni il Dna ha consentito il riconoscimento dei resti di Gabriella Guerin. Le ossa conservate nel cimitero di Ronchis (Udine) sono con certezza della cuoca friulana scomparsa il 29 novembre del 1980 sulle montagne di Sarnano, con l’inglese Jannette Bishop May, moglie divorziata del potente banchiere Evelyn De Rothschild. I corpi, anzi gli scheletri delle due quarantenni, e le loro borse vennero rinvenuti il 27 gennaio dell’82 vicino al cimitero di Podalla, a Fiastra. Era in un bosco, sparpagliati in un’area di 200 metri quadrati. Spuntarono dodici giorni dopo che il marito di Jeannette mise una taglia di 250 milioni di vecchie lire.
    I resti della baronessa inglese vennero riconosciuti grazie a una radiografia della mandibola e poi cremati; le ossa della Guerin furono restituite alla famiglia, che non le ha mai riconosciute ufficialmente. Fino ad oggi.
    E’ terminato, infatti, il lavoro del professor Franco Maria Venanzi, docente di Diagnostica molecolare forense presso l’Università di Camerino. Il 16 febbraio scorso, dopo che la Procura di Camerino aveva dato il nulla osta, è stata aperta l’urna della Guerin, e le ossa sono state consegnate al docente, esperto di Dna. E’ di questo giorni il risultato delle analisi: tra i reperti e i capelli di Caterina Guerin, sorella della defunta, c’è «piena compatibilità genetica». Del risultato è stata informata la Procura di Camerino.
    Un primo obiettivo della ricerca è stato centrato ed è stato anche materia di tesi di laurea. La dottoressa Monica Castellucci, collaboratrice alla cattedra di Diagnostica molecolare forense, si è laureata la settimana scorso con la tesi: “Cold case, fascicolo numero 2736/1980 Procura della Repubblica di Macerata: tracce genetiche mitocondriali”.
    Avevano progetti più ambiziosi la tesi e lo stesso professor Venanzi: scoprire il Dna di Jannette May, ufficialmente estinto in quanto tutti i suoi parenti sono morti e la donna non ha avuto figli. Il docente contava di trovare tra i resti della Guerin anche qualche frammento osseo della May (erano le stesse perizie a parlare di ossa parzialmente frammiste). Ma così non è stato.
    «Non mi do per vinto dice il professor Venanzi voglio contattare Stephen May, marito di Jannette, per vedere se avesse conservato una ciocca di capelli, in modo da poterne ricavare il Dna». Perché, ne è convinto il docente, la verità non è lontana da Podalla e solo con le «tracce genetiche c’è una possibilità di far luce sulla vicenda».
    Il giallo dei Sibillini è un caso irrisolto. Le indagini, condotte dall’allora giudice istruttore Alessandro Iacoboni, esplorarono varie piste: dall’incidente di montagna al delitto (mafia, riciclaggio di oggetti d’arte), fino a ipotizzare intrecci con il furto da Christhie’s a Roma e con gli ambienti di Sergio Vaccari, l’antiquario italiano ucciso a Londra, e Roberto Calvi. Inchiesta difficile, che non poteva contare su tecniche moderne, finita con un «verdetto aperto».

    dal messaggero odierno

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