Seggiovie e alberghi fantasma: la montagna chiude!
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Giando.
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5 Gennaio 2009 alle 9:08 #192197
liubavand
Membroda un articolo de “La Repubblica” del 2 gennaio
VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l’Overlook Hotel del film Shining. Seggiolini sballottati dalla tormenta, appesi a funi immobili. Stazioni di funivie piene di immondizie, senz’anima viva intorno. Piloni arrugginiti, ruderi che nessuno rimuove anche nei parchi naturali. Ora i numeri ci sono. Quelli – mai fatti prima – degli impianti ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico e dalla speculazione immobiliare. Oltre centottanta nel solo Nord Italia. La metà di quelli -350 – che sono stati chiusi finora. Centottanta vuol dire quattromila tralicci, centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, seicentomila metri di fune d’acciaio, cinque milioni di metri di sbancamenti e di foresta pregiata trasformata in boscaglia. Ferri contorti come i ramponi di Achab sulla gobba della balena.
Per contarli abbiamo assemblato dati da parchi e corpi forestali, attivisti di “Mountain Wilderness” e guide alpine, soci di Legambiente e della “Cipra”, il Centro per la tutela delle Alpi. Dati impressionanti, che sembrano non insegnare nulla a chi in Italia – caso unico in Europa – insiste a sovvenzionare impianti a bassa quota o, peggio ancora, nei parchi nazionali, in barba ai vincoli comunitari.
Fotogrammi. Saint Grée di Viola, quota 1200, provincia di Cuneo, è un monumento al disastro. Si chiamava Sangrato, ma non era abbastanza trendy per un centro che doveva attirare sciatori da Piemonte e Liguria, e così gli hanno cambiato il nome. Prima ha perso la neve, poi i clienti, infine ha inghiottito soldi pubblici per un rilancio impossibile. Oggi sembra Beirut dopo la guerra, cemento e vetri rotti con la scritta “Vendesi”.
Altri fotogrammi, nel dossier di Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia. Pian Gelassa in Val Susa: piloni nel vento, scheletri di alberghi nati morti, lì da 30 anni in piena area protetta, a due passi dalle piste olimpiche del Sestrière. Alpe Bianca, nelle Valli di Lanzo: condomini vuoti, stazione della funivia con i cessi rotti e le piastrelle smantellate. E così avanti: Oropa-Monte Mucrone, Albosaggia, Chiesa Valmalenco.
Non è un viaggio: è un percorso di guerra. A Oga presso Bormio la pista – iniziata e mai aperta causa lite tra valligiani – sta franando, e la ferita è tale che la trovi anche “navigando” con Google-Earth (e non è che gli squarci delle piste “mondiali” siano meglio). In Valcanale, sopra Ardesio (Bergamo), un’ex seggiovia è segnata da cemento sospeso sullo strapiombo e una discarica nel parcheggio.
Sella Nevea nelle Alpi Giulie, orgoglio del turismo friulano: le multiproprietà che negli anni Settanta hanno devastato la conca sotto il Montasio sono così a pezzi che sono stati messi all’asta in questi giorni. A Breuil-Cervinia residenze chiuse e impianti di risalita dismessi, otto in tutto, di cui quattro funivie. Posti da dimenticare, anche in anni di nevicate come questo.
Accanto agli scheletri, i morti viventi. Impianti in rosso, a quota troppo bassa per garantire neve, tenuti in vita dalla mano pubblica. Colere, Lizzola, Gromo nelle Orobiche. Oppure Tremalzo, La Polsa, Folgaria e Passo Broccon tra Veneto e Trentino, che inghiottono milioni in generose elargizioni per l’innevamento artificiale. Impianti a rischio, che nessuno fa entrare nella contabilità di un disastro che è anche finanziario. “Perché non si dice che le piste non si pagano solo con lo skipass ma anche con le nostre tasse?”, s’arrabbia l’esploratore bergamasco Davide Sapienza.
Numeri insospettabili. Quaranta funivie e seggiovie abbandonate in Piemonte, trentanove in Val d’Aosta (un’enormità per una regione di centomila abitanti), almeno venti in Lombardia, trenta tra Emilia e Liguria sul lato appenninico, trentacinque in Veneto e venticinque in Friuli-Venezia Giulia. E non mettiamo in conto gli sfasciumi lasciati dallo sci estivo, chiuso per fallimento in mezze Alpi.
Ma non c’è solo il clima nel crack. C’è anche la speculazione. La seggiovia è solo lo specchietto per le allodole per sdoganare seconde case e villini. “Meccanismo semplice”, sottolinea Luigi Casanova di Mountain Wilderness. “Si compra il terreno a basso costo, si cambia il piano regolatore, poi si fa la seggiovia e si costruiscono case al quintuplo del valore”. Se il gioco è spinto, la seggiovia chiude appena esaurita la sua funzione moltiplicatrice del valore immobiliare.
Uno crede: errori non ripetibili. Invece no: si continua sulla vecchia strada, come per l’Alitalia. Milioni di milioni di euro al vento. Come quelli che serviranno per il collegamento – approvato il 31 dicembre (!) dalla provincia di Trento – fra San Martino e Passo Rolle nel parco di Paneveggio, dove Stradivari prese il legno dei suoi violini. O per il terrificante “demanio sciabile” da 200 milioni di euro dalla Val Seriana alla Valle di Scalve (Bergamo) pronto al varo nel parco delle Orobie, contro cui s’è levata la protesta di molti “lumbard”. Disastri annunciati, come il maxi-progetto sul Catinaccio-Rosengarten, che sfonda un’area che è patrimonio Unesco.
Cambiano i luoghi, ma il trucco è lo stesso. C’è un pool che compra terreni, fonda una società e lancia un progetto sciistico, con un bel nome inventato da una società d’immagine. L’idea è nobile: “rilanciare zone depresse”, così chi fa obiezioni è bollato come nemico del progresso. A quel punto la mano pubblica entra nella gestione-impianti e finisce per controllare se stessa. Così il gioco è fatto. Il sindaco promette occupazione e viene rieletto: intanto parte l’assalto alla montagna. Per indovinare il seguito basta leggere la storia dei ruderi nel vento.
“Questi mostri di ferro e cemento che nessuno smantella rientrano in un discorso più vasto” spiega il geografo Franco Michieli additando lo stato pietoso dell’arredo urbano a Santa Caterina Valfurva, Sondrio. “Il legame con la terra è saltato, i montanari ormai ignorano il brutto. Piloni, immondizie, terrapieni, sbancamenti: tutto invisibile. Si cerca di riprodurre il parco-giochi, e così si svende il valore più grosso: l’incanto dei luoghi”.
E intanto il conflitto tra ambiente e ski-business aumenta in modo drammatico. Servono piste sempre più lisce e veloci, così si lavora a colossali sbancamenti e si prosciugano interi fiumi per l’innevamento artificiale. E c’è di peggio: la monocultura dello sci finisce per “cannibalizzare” tutte le altre opzioni (albergo diffuso, mobilità alternativa ecc.) perché distrugge i luoghi. Vedi Recoaro, dove le gloriose terme sono in agonia, ma si finanzia un impianto a quota mille, dove nevica un anno su cinque.
Per addolcire gli ambientalisti si inventano termini nuovi, come “neve programmata” o “eco-neve”, ma il risultato non cambia. Damiano Di Simine, leader lombardo di Legambiente: “In Valcamonica un contributo regionale di cinquanta milioni è stato utilizzato per costruire piste nel parco dell’Adamello, e il risultato lo si vede su Google-Maps. Squarci terrificanti”. Stessa cosa sul Monte Canin nelle Giulie: cicatrici da paura.
Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: “Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese”.
A Novezzina sulle pendici del Baldo – il colosso inzuccherato tra Val d’Adige e Garda – De Stefani indica i resti di un impianto per neve artificiale mai entrato in funzione. “È stato smantellato, ma la ferita è rimasta, sembra una lebbra. Roba che per rimarginarsi impiegherà secoli. Con i soldi di quell’impianto fallito si potevano ripristinare malghe, sentieri, terreni; si valorizzavano i prodotti locali. È o non è una truffa? Un’orda distrugge l’Italia e la gente tace, nessuno s’indigna. È questo che mi fa uscir di testa”.
SIGH… povera montagna!!
5 Gennaio 2009 alle 9:19 #211930sertorelli
Moderatorequeste sono le risposte apparse su funivie.org a riguardo dell’articolo citato:
Anche le notizie su Oropa citate dal Pastorelli sono frutto d’una distorsione dlla realtà; la funivia e la cestovia funzionano regolarmente, l’albergo ristorante Savoia (in passato danneggiato da valanga, ma ora sicuro) è aperto e così il bar della funivia.
Le strutture del terrazzo a monte sono in brutto stato, ma è in corso un progetto di ristrutturazione e riqualifica delle volumetrie, che, non avendo alcun uso pratico, non sono state oggetto di opportuna manutenzione.
Ad Oropa non esistono seconde case o grandi strutture alberghiere dedicate allo sci, perchè l’impianto è dedicato da sempre agli sciatori biellesi, che raggiungono la stazione della funivia in una ventina di minuti in macchina od anche con gli autobus dell’azienda pubblica di trasporti, che hanno (purtroppo) sostituito la storica tramvia.
La Fondazione Funivie d’Oropa che fa capo al Comune ed alla Provincia di Biella, non ha certo intenti speculativi e non nasconde velleità “secondocasistiche” (su come interpretare il discorso seconda casa bisognerebbe aprre un discorso, ma è per gli urbanisti più che per noi funiviari).
L’impianto è storico, perchè ripete la linea della seconda funivia di Zuegg ed attualmente non è una passività, se si considera il puro esercizio; ovviamente servono investimenti e bisogna cosiderare un’ampia analisi costi – benefici nel quadro del turismo biellese e della collocazione presso il più grande santuario delle alpi.
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Andy
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A Breuil-Cervinia residenze chiuse e impianti di risalita dismessi, otto in tutto, di cui quattro funivie. Posti da dimenticare, anche in anni di nevicate come questo.
Per il discorso residenze non mi risulta che vi siano strutture chiuse se non un paio di alberghi che sono o in fase di vendita o di ristrutturazione, quindi non di sicuro in stato di abbandono!
Se invece si riferisce al discorso seconde case….
Quello è un argomento super-discusso e sino a che il mattone sarà l’unico posto sicuro in cui investire i propri soldi ci sarà sempre colui che compra una casa in località turistiche per il semplice fatto di mettere lì i soldi….!Discorso impianti…
Gli impianti dismessi, almeno per quel che rigurada le linee (cavi, seggiole e paleria) sono stati rimossi.
Quindi che ci sia o meno la neve sono impianti non più in funzione. CHIUSO!Restano le strutture scadute. Quelle sì…
Ma come ben tutti noi sappiamo i costi di demolizione di queste strutture sarebbero molto più alti della costruzione stessa di un nuovo impianto…
In oltre non è detto che a impatto ambientale andare ora a demolire queste strutture (pensate al Furgenn) non sia più un male che un bene!Si dovrebbe modificare completamente il sistema di progettazione di determinate strutture, realizzando le opere sapendo già che esse vanno smantellate dopo tot, magari facendo sì che parte dei costi siano già compresi in fase di costruzione….
Allora forse qualcosa potrebbe cambiare….
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Ma come ben tutti noi sappiamo i costi di demolizione di queste strutture sarebbero molto più alti della costruzione stessa di un nuovo impianto…
Si dovrebbe modificare completamente il sistema di progettazione di determinate strutture, realizzando le opere sapendo già che esse vanno smantellate dopo tot, magari facendo sì che parte dei costi siano già compresi in fase di costruzione….
Allora forse qualcosa potrebbe cambiare….
Appunto, non la ritengo una giustificazione, i costi vanno previsti in fase di progettazione (per legge altrimenti nessuno lo fa), sui ruderi di Cervinia ne abbiamo discusso in abbondanza…
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Accanto agli scheletri, i morti viventi. Impianti in rosso, a quota troppo bassa per garantire neve, tenuti in vita dalla mano pubblica. Colere, Lizzola, Gromo nelle Orobiche. Oppure Tremalzo, La Polsa, Folgaria e Passo Broccon tra Veneto e Trentino, che inghiottono milioni in generose elargizioni per l’innevamento artificiale. Impianti a rischio, che nessuno fa entrare nella contabilità di un disastro che è anche finanziario. “Perché non si dice che le piste non si pagano solo con lo skipass ma anche con le nostre tasse?”, s’arrabbia l’esploratore bergamasco Davide Sapienza.
Passo Brocon non mi sembra affatto a rischio grazie al rilancio del gruppo Paterno e sopratutto non è bassa quota in quanto si scia da 1.600 a 2.000 metri circa sul versante nord. Inoltre quest’anno sono già scesi 2-2.5 metri di neve naturale
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Come pure l’ampliamento a Folgaria tanto avverso a MW. Esposizione nord tra i 1500 ed i 1900. Si espande proprio di là perchè a nord e molto nevoso. Sono giusto passato oggi e c’erano 2,5m di neve compatta. I pali di legno pergli spazzaneve completamente coperti. Se la società delle Fratte è fallita è proprio perchè i verdi hanno ritardato lo sviluppo.
Per l’impianto d’innevamento penso che venga utilizzata molta meno acqua di quella che usano i verdi per tirare lo sciacquone. e dopo l’utilizzo l’acqua d’innevamento è molto + pulita di quella.
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Dimenticavo! le famigerate multiproprietà! Bene, forse sembrerò un pò controcorrente, ma le multiproprietà sono la manna per le stazioni alpine, perchè hanno un riempimento totale da dicembre a Pasqua. A differenza delle seconde case. e anche se c’è crisi si riempiono lo stesso.
Rispondi quotando5 Gennaio 2009 alle 9:19 #248392sertorelli
Moderatorequeste sono le risposte apparse su funivie.org a riguardo dell’articolo citato:
Anche le notizie su Oropa citate dal Pastorelli sono frutto d’una distorsione dlla realtà; la funivia e la cestovia funzionano regolarmente, l’albergo ristorante Savoia (in passato danneggiato da valanga, ma ora sicuro) è aperto e così il bar della funivia.
Le strutture del terrazzo a monte sono in brutto stato, ma è in corso un progetto di ristrutturazione e riqualifica delle volumetrie, che, non avendo alcun uso pratico, non sono state oggetto di opportuna manutenzione.
Ad Oropa non esistono seconde case o grandi strutture alberghiere dedicate allo sci, perchè l’impianto è dedicato da sempre agli sciatori biellesi, che raggiungono la stazione della funivia in una ventina di minuti in macchina od anche con gli autobus dell’azienda pubblica di trasporti, che hanno (purtroppo) sostituito la storica tramvia.
La Fondazione Funivie d’Oropa che fa capo al Comune ed alla Provincia di Biella, non ha certo intenti speculativi e non nasconde velleità “secondocasistiche” (su come interpretare il discorso seconda casa bisognerebbe aprre un discorso, ma è per gli urbanisti più che per noi funiviari).
L’impianto è storico, perchè ripete la linea della seconda funivia di Zuegg ed attualmente non è una passività, se si considera il puro esercizio; ovviamente servono investimenti e bisogna cosiderare un’ampia analisi costi – benefici nel quadro del turismo biellese e della collocazione presso il più grande santuario delle alpi.
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A Breuil-Cervinia residenze chiuse e impianti di risalita dismessi, otto in tutto, di cui quattro funivie. Posti da dimenticare, anche in anni di nevicate come questo.
Per il discorso residenze non mi risulta che vi siano strutture chiuse se non un paio di alberghi che sono o in fase di vendita o di ristrutturazione, quindi non di sicuro in stato di abbandono!
Se invece si riferisce al discorso seconde case….
Quello è un argomento super-discusso e sino a che il mattone sarà l’unico posto sicuro in cui investire i propri soldi ci sarà sempre colui che compra una casa in località turistiche per il semplice fatto di mettere lì i soldi….!Discorso impianti…
Gli impianti dismessi, almeno per quel che rigurada le linee (cavi, seggiole e paleria) sono stati rimossi.
Quindi che ci sia o meno la neve sono impianti non più in funzione. CHIUSO!Restano le strutture scadute. Quelle sì…
Ma come ben tutti noi sappiamo i costi di demolizione di queste strutture sarebbero molto più alti della costruzione stessa di un nuovo impianto…
In oltre non è detto che a impatto ambientale andare ora a demolire queste strutture (pensate al Furgenn) non sia più un male che un bene!Si dovrebbe modificare completamente il sistema di progettazione di determinate strutture, realizzando le opere sapendo già che esse vanno smantellate dopo tot, magari facendo sì che parte dei costi siano già compresi in fase di costruzione….
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Passo Brocon non mi sembra affatto a rischio grazie al rilancio del gruppo Paterno e sopratutto non è bassa quota in quanto si scia da 1.600 a 2.000 metri circa sul versante nord. Inoltre quest’anno sono già scesi 2-2.5 metri di neve naturale
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Come pure l’ampliamento a Folgaria tanto avverso a MW. Esposizione nord tra i 1500 ed i 1900. Si espande proprio di là perchè a nord e molto nevoso. Sono giusto passato oggi e c’erano 2,5m di neve compatta. I pali di legno pergli spazzaneve completamente coperti. Se la società delle Fratte è fallita è proprio perchè i verdi hanno ritardato lo sviluppo.
Per l’impianto d’innevamento penso che venga utilizzata molta meno acqua di quella che usano i verdi per tirare lo sciacquone. e dopo l’utilizzo l’acqua d’innevamento è molto + pulita di quella.
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Rispondi quotando5 Gennaio 2009 alle 13:46 #211939sertorelli
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Che ci sia un problema di ruderi sparsi per le montagna è una realtà e se è roba destinata a non funzionare più, andrebbe demolita per rinaturalizzare l’area. Almeno io la vedo così…Il problema è che in questo tipo di giornalismo:
– si sente sempre una sola campana, tipo Mountain Wilderness, che su alcune cose ha pienamente ragione, ma parte dal presupposto (sbagliato) che gli impianti di risalita siano “il cancro delle montagne” e che tutti i montanari in sostanza debbano riconvertirsi all’economia agro-silvo-pastorale;
– chi scrive vuole strafare: basterebbe portare gli esempi reali ed oggettivi di scempi attuali o futuri, sicuramente da condannare, ma poi si aggiungono troppe inesattezze e si falsa la realtà o si danno informazioni fuorvianti. Un esempio è quello dei 50 milioni di euro spesi “nel parco dell’Adamello” con gli “squarci terrificanti”. Non entro nel merito della spesa o dell’iniziativa, ma se non sbaglio si tratta del collegamento tra Passo del Tonale e Ponte di Legno con la nuova telecabina, del collegamento tra Ponte e Temu’; di nuovi impianti o di rinnovo di altri, di innevamento artificiale, ecc. ecc., il tutto in un area in cui impianti e piste si sono da una vita, non in una zona vergine e incontaminata.
Anche se non è una novità, questo modo di fare (dis)informazione francamente mi rivolta lo stomaco…
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Peccato solo che quando si fa qualcosa di reale per la montagna pulendo e sistemando sentieri o pulendo gli alvei dei fiumi quella gente non cè mai!!!
Solo bla-bla-bla-bla si lasciano costruire ecomostri….ma se un valligiano ha bisogno di una tettoia in più per la mangiatoia delle bestie cade in una spirale di permessi e di richieste infinita,alla fine gli scappa la voglia,manda in vacca tutto e abbandona il lavoro sulle montagne per scendere in città a fare l’operaio!!!!
Visto che tutti sono cosi attenti agli sprechi bisognerebbe imparare a tenere da conto anche l’aria che respiriamo…..
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Che ci sia un problema di ruderi sparsi per le montagna è una realtà e se è roba destinata a non funzionare più, andrebbe demolita per rinaturalizzare l’area. Almeno io la vedo così…Il problema è che in questo tipo di giornalismo:
– si sente sempre una sola campana, tipo Mountain Wilderness, che su alcune cose ha pienamente ragione, ma parte dal presupposto (sbagliato) che gli impianti di risalita siano “il cancro delle montagne” e che tutti i montanari in sostanza debbano riconvertirsi all’economia agro-silvo-pastorale;
– chi scrive vuole strafare: basterebbe portare gli esempi reali ed oggettivi di scempi attuali o futuri, sicuramente da condannare, ma poi si aggiungono troppe inesattezze e si falsa la realtà o si danno informazioni fuorvianti. Un esempio è quello dei 50 milioni di euro spesi “nel parco dell’Adamello” con gli “squarci terrificanti”. Non entro nel merito della spesa o dell’iniziativa, ma se non sbaglio si tratta del collegamento tra Passo del Tonale e Ponte di Legno con la nuova telecabina, del collegamento tra Ponte e Temu’; di nuovi impianti o di rinnovo di altri, di innevamento artificiale, ecc. ecc., il tutto in un area in cui impianti e piste si sono da una vita, non in una zona vergine e incontaminata.
Anche se non è una novità, questo modo di fare (dis)informazione francamente mi rivolta lo stomaco…
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Peccato solo che quando si fa qualcosa di reale per la montagna pulendo e sistemando sentieri o pulendo gli alvei dei fiumi quella gente non cè mai!!!
Solo bla-bla-bla-bla si lasciano costruire ecomostri….ma se un valligiano ha bisogno di una tettoia in più per la mangiatoia delle bestie cade in una spirale di permessi e di richieste infinita,alla fine gli scappa la voglia,manda in vacca tutto e abbandona il lavoro sulle montagne per scendere in città a fare l’operaio!!!!
Visto che tutti sono cosi attenti agli sprechi bisognerebbe imparare a tenere da conto anche l’aria che respiriamo…..
Rispondi quotando7 Gennaio 2009 alle 8:30 #212006liubavand
Membrobhe a parte l’affidabilità dell’articolo o la competenza del giornalista o … non so cosa
di sicuro di scempi ce ne sono migliaia in montagna e li possiamo vedere con i nostri occhi facendo pochi km da casa nostra (vedi funivia Bove, funivia Sarnano, strada Sibilla ecc….)
il problema è che il dio denaro spesso non fa ragionare razionalmente l’uomo che costruisce senza valutare i reali benefici a lungo termine e questo mi preoccupa moltissimo (tipo la costruzione dei nuovi impianti sui nostri monti…sigh)7 Gennaio 2009 alle 8:30 #248468liubavand
Membrobhe a parte l’affidabilità dell’articolo o la competenza del giornalista o … non so cosa
di sicuro di scempi ce ne sono migliaia in montagna e li possiamo vedere con i nostri occhi facendo pochi km da casa nostra (vedi funivia Bove, funivia Sarnano, strada Sibilla ecc….)
il problema è che il dio denaro spesso non fa ragionare razionalmente l’uomo che costruisce senza valutare i reali benefici a lungo termine e questo mi preoccupa moltissimo (tipo la costruzione dei nuovi impianti sui nostri monti…sigh)7 Gennaio 2009 alle 17:06 #212034sertorelli
ModeratorePerchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?7 Gennaio 2009 alle 17:06 #248496sertorelli
ModeratorePerchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?7 Gennaio 2009 alle 22:37 #212060deepout83
Membrosertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?Il problema è quando si costruisce con i soldi pubblici che sono tuoi e miei!
In italia si sà come funzionano queste cose, si parte si intascano i soldi si distrugge una montagna e poi tanti saluti bello vero?
Purtroppo bisogna solamente augurarsi che lo stato fallisca almeno così la smettono di truffare!!
Ah in Svizzera non costruiscono a quote inferiori a 2000 mt anche per questo motivo,almeno un problema lo evitano già in partenza;)7 Gennaio 2009 alle 22:37 #248522deepout83
Membrosertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?Il problema è quando si costruisce con i soldi pubblici che sono tuoi e miei!
In italia si sà come funzionano queste cose, si parte si intascano i soldi si distrugge una montagna e poi tanti saluti bello vero?
Purtroppo bisogna solamente augurarsi che lo stato fallisca almeno così la smettono di truffare!!
Ah in Svizzera non costruiscono a quote inferiori a 2000 mt anche per questo motivo,almeno un problema lo evitano già in partenza;)8 Gennaio 2009 alle 7:48 #212066sertorelli
Moderatoredeepout83 ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:sertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?Il problema è quando si costruisce con i soldi pubblici che sono tuoi e miei!
In italia si sà come funzionano queste cose, si parte si intascano i soldi si distrugge una montagna e poi tanti saluti bello vero?
Purtroppo bisogna solamente augurarsi che lo stato fallisca almeno così la smettono di truffare!!
Ah in Svizzera non costruiscono a quote inferiori a 2000 mt anche per questo motivo,almeno un problema lo evitano già in partenza;)Per quanto riguarda la Svizzera bisogna specificare che è lo stato centrale che non sovvenziona più gli impianti al di sotto di una certa quota in quanto non considerati di interesse nazionale.
Essendo la Svizzera uno stato fortemente federalista in cui il 90% delle tasse viene suddiviso tra Cantoni e Comuni, viene demandato a questi ultimi di decidere e sovvenzionare gli impianti al di sotto di una certa quota, anche con voto popolare (referendum) che viene usato molto spesso per qualsiasi decisione ed è assolutamente vincolante.
Purtroppo se in italia vengono eletti sempre gli stessi politici non è colpa sicuramente degli impianti sciistici.8 Gennaio 2009 alle 7:48 #248528sertorelli
Moderatoredeepout83 ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:sertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?Il problema è quando si costruisce con i soldi pubblici che sono tuoi e miei!
In italia si sà come funzionano queste cose, si parte si intascano i soldi si distrugge una montagna e poi tanti saluti bello vero?
Purtroppo bisogna solamente augurarsi che lo stato fallisca almeno così la smettono di truffare!!
Ah in Svizzera non costruiscono a quote inferiori a 2000 mt anche per questo motivo,almeno un problema lo evitano già in partenza;)Per quanto riguarda la Svizzera bisogna specificare che è lo stato centrale che non sovvenziona più gli impianti al di sotto di una certa quota in quanto non considerati di interesse nazionale.
Essendo la Svizzera uno stato fortemente federalista in cui il 90% delle tasse viene suddiviso tra Cantoni e Comuni, viene demandato a questi ultimi di decidere e sovvenzionare gli impianti al di sotto di una certa quota, anche con voto popolare (referendum) che viene usato molto spesso per qualsiasi decisione ed è assolutamente vincolante.
Purtroppo se in italia vengono eletti sempre gli stessi politici non è colpa sicuramente degli impianti sciistici.8 Gennaio 2009 alle 8:39 #212068liubavand
Membrosertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?bhe che ci si pensa mille volte ho i miei fortissimi dubbi!!
a parte la mia personale considerazione cioè che fare altri impianti sui nostri monti è una follia, visti gli errori (migliaia) precedentemente fatti, un pò di paura resta no?
e poi faccio un esempio….innevamento artificiale di Sassotetto MAI (o quasi) usato sia per mancanza d’acqua ma soprattutto per le temperature troppo alte…ma sta gente non sapeva che a Sassotetto le temperature non consentono un innevamento artificiale?
e poi che fai?? rafforzi gli impianti di risalita e non ti preoccupi dei parcheggi o altre strutture? avete letto del caos di domenica a Sassotetto?
tutto questo mi fa dedurre che si costruisce con pochisismo criterio e che lo fanno perchè hanno un buon budget statale.povera montagna!!!
8 Gennaio 2009 alle 8:39 #248530liubavand
Membrosertorelli ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
Quote:Perchè dovrebbero preoccupare la costruzione di nuovi impianti??
Oggi prima di costruire nuovi impianti ci si pensa mille volte!
Si valutano, per fortuna, moltissimi aspetti (ambientali ed economici in primis) a differenza dei decenni.
Oppure non bisogna costruire più niente e radere al suolo tutto quello che c’è?bhe che ci si pensa mille volte ho i miei fortissimi dubbi!!
a parte la mia personale considerazione cioè che fare altri impianti sui nostri monti è una follia, visti gli errori (migliaia) precedentemente fatti, un pò di paura resta no?
e poi faccio un esempio….innevamento artificiale di Sassotetto MAI (o quasi) usato sia per mancanza d’acqua ma soprattutto per le temperature troppo alte…ma sta gente non sapeva che a Sassotetto le temperature non consentono un innevamento artificiale?
e poi che fai?? rafforzi gli impianti di risalita e non ti preoccupi dei parcheggi o altre strutture? avete letto del caos di domenica a Sassotetto?
tutto questo mi fa dedurre che si costruisce con pochisismo criterio e che lo fanno perchè hanno un buon budget statale.povera montagna!!!
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