Slow slopes

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    sertorelli
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    Alow Slopes, ossia sciare tranquilli e sicuri
    Sciare e godersi il panorama sulle Slow Slopes.
    Didascalia: Sciare e godersi il panorama sulle Slow Slopes. (

    Di Luca Beti, swissinfo.ch
    Lo sci è divertimento, ebbrezza, aria di montagna, sole. Tuttavia, gli sciatori principianti si sentono minacciati da quelli più esperti. Grindelwald è corsa ai ripari e ha creato una Slow Slope, una pista dove l’alta velocità è bandita.

    Al cospetto degli imponenti Eiger, Mönch e Jungfrau si è consumato alcune settimane fa uno degli appuntamenti più appassionanti del circo bianco: la discesa del Lauberhorn a Wengen. Su questa pista, la velocità è tutto, significa vittoria, gloria e storia.

    A Grindelwald, dall’altra parte della montagna, là dove il treno in provenienza da Interlaken Est arresta definitivamente la sua corsa, è la sciata lenta a farla da padrona, almeno sulla pista Slow Slope. «È una pista creata su misura per gli amanti della sciata tranquilla che vogliono godersi nel contempo il panorama», spiega Andreas Heim, responsabile della sicurezza sulle piste della stazione sciistica Grindelwald-First.

    Creata già sei anni fa, nel 2004, la pista Tempo 30 ha subito raccolto l’approvazione degli ospiti. «Risponde al desiderio di persone anziane, famiglie e sciatori e snowboarder meno esperti di sciare su una pista in cui la velocità è limitata. Sulle normali piste si sentivano minacciati dagli altri sciatori», illustra Heim.

    Da Tempo 30 a Slow Slopes

    Da questa stagione invernale, la stazione sciistica ha aderito all’iniziativa Slow Slopes promossa dall’Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni (Suva), dall’Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni (Upi) e dalle Funivie svizzere. Si tratta di un progetto pilota, lanciato nella stagione 2009/2010 e della durata di tre anni. I promotori intendono sensibilizzare gli sciatori sul problema dell’eccessiva velocità e promuovere la sicurezza sulle piste.

    Oltre alla località bernese di Grindelwald, anche quelle vallesane di Zermatt e Thyon hanno istituito delle piste lente nei loro comprensori sciistici. «Per noi non è cambiato nulla. Infatti, abbiamo semplicemente cambiato la segnaletica, sostituendo il cartello Tempo 30 con quello Slow Slop», afferma Heim.

    E i primi bilanci danno ragione al comprensorio sciistico dell’Oberland bernese. «Da quando abbiamo creato la pista lenta, il numero di incidenti è diminuito del 30%», sottolinea con soddisfazione Heim.

    Anche i commenti degli ospiti sono molto positivi. «I principianti, i bambini alle prime esperienze, i maestri di sci – continua Heim – apprezzano molto la possibilità di sciare senza il timore di essere investiti. Inoltre, ora, anche loro hanno la possibilità di salire fino a 2500 metri, fino alla stazione finale, e di godersi, da lì, la vista sul meraviglioso scenario alpino».

    Entrare in sintonia con il creato

    La creazione di piste lente, per sciare con tranquillità e in sicurezza sono una necessità individuata in molti comprensori sciistici elvetici. Se Grindelwald, Zermatt e Thyon hanno puntato sulle Slow Slopes, le destinazioni di St. Moritz, Kloster-Davos, Heinzenberg e Jungfrau hanno creato, invece, delle pista Chillout che promettono di sciare in armonia – senza tuttavia limitare la velocità – con la neve e la natura. Per permettere di entrare in sintonia con il creato, lungo il tracciato ci sono delle panchine sulle quali gli sciatori possono rilassarsi e osservare il paesaggio.

    Tutte queste proposte tentano di conciliare una passione, quella dello sci, con la sicurezza. Gli incidenti non sono proprio all’ordine del giorno, tuttavia sono uno spauracchio molto presente sulle piste. Ogni anno, 45’000 sciatori e 26’000 snowboarder sono vittime di infortuni (vedi dettagli a fianco).

    Questa cifra è rimasta stabile negli ultimi anni. Tuttavia, il genere di lesione è cambiato dall’introduzione della tecnica carving. «Se un tempo la conseguenza di una caduta con gli sci era una frattura, oggi gli sciatori o snowboarder accusano soprattutto distorsioni, stiramenti, rotture del tendine e contusioni. Anche le ferite al capo sono decisamente diminuite grazie al fatto che il casco è sempre più in voga», illustra il responsabile della sicurezza delle piste di Grindelwald Andreas Heim.

    Polizia sulle piste? Non necessaria.

    «Sulle piste si incontrano non solo sciatori di età diversa, ma anche stili diversi. C’è la persona anziana che scia in maniera perfetta, ma con uno stile anni Cinquanta. Il giovane ha invece adottato la tecnica carving, con ampi curvoni affrontati ad alta velocità. Sono tecniche quasi incompatibili ed è quindi importante creare le condizioni affinché tutti possano sciare in piena sicurezza», rammenta ancora Heim.

    Condizioni che la stazione sciistica di Grindelwald-First non ha avuto difficoltà a creare visto che nella parte alta lo spazio non manca. «Non abbiamo ridotto il numero di tracciati a disposizione, ma ne abbiamo offerto uno nuovo per la sciata morbida. Abbiamo così evitato di offrire su un piatto d’argento un argomento ai contrari delle Slow Slopes», sottolinea Heim.

    La pista Tempo 30 è stata per Grindelwald una storia di successo. Sono stati pochi gli interventi per invitare gli sciatori a rispettare il limite di velocità e non è nemmeno stato necessario istituire pattuglie di polizia. «All’inizio abbiamo posizionato un indicatore di velocità per far acquisire agli sciatori la consapevolezza dei 30 chilometri all’ora. Sciare lentamente è, infatti, un concetto molto soggettivo: per gli sciatori esperti significa sciare a 50, per i principianti a 20 chilometri all’ora».

    Con il termine Slow Slope, si rammarica Andreas Heim, la nozione “sciare lentamente” è diventata ancora più vaga, aspetto che potrebbe rivelarsi problematico nel momento in cui si dovranno effettuare dei controlli o redarguire gli sciatori indisciplinati. Heim è tuttavia convinto della bontà del progetto: «Dopo il periodo di prova, l’iniziativa sarà sicuramente estesa anche ad altre località sciistiche svizzere».

    Luca Beti, swissinfo.ch
    Grindelwald

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