La Legge di Bilancio 2026 introduce una stretta importante sul soccorso in montagna e in mare.
A partire dal 1° gennaio 2026, chi richiederà l’intervento della Guardia di Finanza senza un motivo valido o si troverà in pericolo per “dolo o colpa grave”, dovrà pagare un corrispettivo economico.
La misura è contenuta nell’articolo 129 della manovra, intitolato “Norme di revisione e di razionalizzazione della spesa”, ma era già stata prevista nella bozza iniziale come articolo 60.
“Per gli interventi di ricerca, soccorso e salvataggio effettuati dal Corpo della Guardia di Finanza, chi viene salvato dovrà pagare un corrispettivo se l’evento per il quale è stato effettuato l’intervento è imputabile a dolo o colpa grave della stessa persona soccorsa.”
L’obiettivo è responsabilizzare chi affronta la montagna o il mare con leggerezza, evitando che comportamenti imprudenti gravino sulle casse pubbliche.
Quando il soccorso sarà a pagamento
Il pagamento scatterà in tre situazioni specifiche:
- 
richiesta immotivata o ingiustificata di soccorso 
- 
evento causato da dolo o colpa grave, ad esempio ignorare avvisi meteo, percorrere sentieri vietati o affrontare escursioni senza equipaggiamento 
- 
comportamenti imprudenti in mare, come uscite in barca senza abilitazione o senza dotazioni di sicurezza 
Gli esempi sono numerosi: turisti bloccati in alta quota con abbigliamento inadeguato, escursionisti dispersi per uso scorretto del GPS o “avventure improvvisate” in mare.
“Attenzione, dunque, a fuori pista in montagna, arrampicate o escursioni e passeggiate per sentieri impervi, uscite in barca della ‘domenica’: dal prossimo primo gennaio il costo delle bravate potrebbe essere davvero salato.”
È importante precisare che ogni caso verrà valutato singolarmente.
Solo se le autorità accerteranno che il comportamento del soggetto è stato determinato da dolo o colpa grave, scatterà l’obbligo di pagamento.
Chi stabilirà il costo del soccorso
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) definirà con un decreto attuativo gli importi precisi.
Il contributo sarà calcolato “in relazione alle diverse voci di costo, su base oraria o forfettaria”, tenendo conto di:
- 
personale impiegato, 
- 
mezzi e carburante, 
- 
attrezzature e materiali utilizzati. 
Ogni anno le tariffe saranno aggiornate in base agli indici ISTAT.
Un’operazione complessa in ambiente montano può superare i 5.000 euro l’ora, coinvolgendo elicotteri, droni e unità cinofile.
Non è una multa, ma un corrispettivo
La norma chiarisce che non si tratta di una sanzione amministrativa, bensì di un corrispettivo economico per un servizio reso.
In altre parole, il pagamento non ha natura punitiva, ma rimborsa i costi sostenuti dallo Stato per l’intervento.
“Il pagamento non è formalmente una multa, ma un corrispettivo in cambio di un servizio.”
Quando il contributo non è dovuto
La nuova disciplina non modifica il principio secondo cui il soccorso deve essere garantito a tutti.
Il contributo non sarà dovuto nei seguenti casi:
- 
quando l’intervento rientra nell’obbligo di assistenza e salvataggio previsto dal Codice della Navigazione; 
- 
nei casi di falsi allarmi o interruzioni di pubblico servizio, già sanzionati penalmente; 
- 
quando la persona soccorsa è in pericolo per cause non imputabili a sé, come malori, frane, valanghe o eventi naturali imprevedibili. 
Chi si ammala o resta bloccato per un evento imprevedibile continuerà a ricevere soccorso gratuito.
“Il provvedimento non è da leggersi come punitivo verso chi ha davvero bisogno, ma una misura per responsabilizzare chi affronta la montagna con leggerezza.”
Le sanzioni penali restano in vigore
La Legge di Bilancio non abroga le pene già previste dal codice penale.
Chi provoca un intervento di soccorso con un falso allarme o interrompe un pubblico servizio rischia comunque:
- 
fino a un anno di carcere per interruzione di servizio pubblico; 
- 
fino a sei mesi di reclusione per procurato allarme. 
Queste pene non sostituiscono il nuovo contributo economico, che opera su un piano diverso: quello del rimborso dei costi operativi.
I numeri del soccorso alpino: un fenomeno in crescita
Secondo il report della Guardia di Finanza pubblicato il 19 giugno 2024, in occasione del 251° anniversario del Corpo:
- 
gli interventi complessivi del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) sono stati 2.517, 
- 
le persone salvate 2.857, 
- 
le salme recuperate 228. 
Nei primi cinque mesi del 2025 (estate esclusa) sono già stati effettuati 1.241 interventi, con 1.284 persone tratte in salvo e 44 salme recuperate.
Numeri che confermano un aumento significativo dell’attività e un peso crescente sulla spesa pubblica.
Perché la misura è necessaria
Gli operatori del soccorso alpino e le guide di montagna lo ripetono da anni:
“La montagna non è un parco giochi. Chi affronta un sentiero deve farlo con rispetto e preparazione.”
Secondo le stime, oltre il 30% dei soccorsi in ambiente montano o boschivo deriva da comportamenti negligenti: abbigliamento inadeguato, mancanza di pianificazione, sottovalutazione del meteo o mancato avviso ai familiari.
Ogni intervento mette a rischio anche la vita dei soccorritori.
Per questo la norma vuole promuovere una cultura della prudenza, scoraggiando comportamenti superficiali e valorizzando la sicurezza.
Possibili estensioni future e impatto sulla collettività
Per ora la disposizione riguarda solo il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, ma si valuta un’estensione futura ad altri enti come il CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) e la Protezione Civile.
La misura si inserisce nel più ampio progetto di razionalizzazione della spesa pubblica, con l’obiettivo di educare alla sicurezza e responsabilizzare gli amanti della montagna e del mare.
 
                
 
		
 
         
         
         
         
         
         
         
         
         
        
















