Speleologo annega nel torrente Garrafo

La vittima è l’abruzzese Massimiliano Ciotti. Lascia la moglie e una bimba di due anni
Speleologo annega nel torrente Garrafo

ACQUASANTA – Quella che doveva essere una domenica di sport in compagnia di un gruppo di amici si è trasformata invece in una tragedia. Massimiliano Ciotti, uno speleologo di 32 anni del Club Alpino di Pianella (Pescara) è morto annegato in un torrente mentre con altri quattro compagni, fra cui una donna, faceva addestramento nella zona delle Grotte del Rio Garrafo, nella frazione di Matera di Acquasanta Terme.

Secondo una prima frammentaria ricostruzione dei fatti, il gruppetto, che in totale era composto da una quindicina di persone che partecipavano all’escursione, si stava calando con delle corde lungo le pareti di una sorta di piccolo canyon, sopra il torrente Garrafo.

Lo speleologo “torrentista”, che lascia la moglie a una bambina di due anni, era il primo della cordata e sarebbe rimasto impigliato con lo zaino o con la corda in uno sperone di roccia, sott'acqua.

Nonostante gli sforzi non è riuscito a liberarsi. Quando è stato trascinato fuori dal torrente le sue condizioni erano ormai disperate.

Sul posto intanto erano accorsi altri speleologi del soccorso di Acquasanta e Ancona, volontari del Cai di Ascoli Piceno, una squadra speleo-alpinistica dei vigili del fuoco ascolani, i carabinieri di Arquata del Tronto e agenti della polizia di Ascoli ed anche due ambulanze del 118.

In un primo tempo si era temuto che ci fossero altre persone ferite, o disperse, ma poi l’allarme è rientrato. Sulla base del rapporto delle forze dell’ordine la Procura di Ascoli aprirà una inchiesta per accertare le cause della morte dell’uomo ed eventuali responsabilità nella tragedia che ha stroncato la vita al trentaduenne abruzzese.

“E’ accaduto tutto in pochi istanti – racconta Pier Matteo Costantini responsabile del soccorso alpino della sezione del Cai di Ascoli, ancora scosso per l’accaduto – Erano circa le 16.30 quando Massimiliano si è calato nel torrente da solo. Probabilmente un vortice lo ha trascinato giù e la corda dello zaino si è impigliata ad una roccia non dandogli scampo”.

“Nessuno si era accorto di nulla e quando il secondo torrentista è sceso in acqua, non vedendolo risalire, Ciotti – dice ancora Costantini – era già in condizioni disperate. Poco dopo ha cessato di vivere nonostante i tentativi di rianimarlo”.

“Ora – continua al telefono il responsabile del soccorso alpino del Cai – stanno indagando i carabinieri e tra poco, una volta arrivata l’autorizzazione, la salma sarà rimossa e trasportata all’obitorio”. Il cadavere infatti è stato portato via verso le ore 20. E’ facile presumere che il magistrato competente per territorio ordinerà anche un esame autoptico per avere tutti gli elementi necessari all’inchiesta. I compagni del giovane sono ancora sotto shock. C’è chi parla di “assurda sfortuna”, chi “di una incredibile fatalità”. Altri tacciono vinti dal dolore.

Il torrente Garrafo è noto per la sua acqua limpida ma anche gelida dove prosperano le trote Fario che richiamano, soprattutto la domenica, molti appassionati e anche pescatori di frodo alla ricerca del famoso gambero rosso di fiume, un specie in via di estinzione.

Corriere Adriatico 19/6/2006