Funivia del Catria, la gestione a un consorzio pubblico-privato

FRONTONE – Il 2006 sarà veramente l’anno del Catria. Proprio come aveva anticipato il sindaco Gianpiero Volpi. Con la sua nuova funivia, la sua pista da sci e una sciovia lunga 120 posti, la montagna più alta della provincia bella dovrebbe movimentare il turismo nell’entroterra pesarese e non solo. Un’operazione delicata avviata dal Comune di Frontone nel 2003 e che coinvolge i comuni di Serra Sant’Abbondio, Cagli, Cantiano, le due Comunità Montane, la Provincia di Pesaro, la Regione, i privati dell’Azienda Speciale del Catria e gli imprenditori raggruppati nella Sita srl, società controllata dalle Cave del Metauro. “Tutto prosegue bene – commenta il sindaco Volpi – con il cuore ci piacerebbe aprire l’impianto al pubblico in autunno ma sappiamo che è meglio aspettare il completamento di tutto il progetto. Abbiamo già quasi risolto il problema della gestione. Sarà un consorzio pubblico-privato dove la Provincia di Pesaro Urbino sarà impegnata di prima persona. L’unico nodo ancora da sciogliere è se la Regione trasferirà la proprietà o preferirà dare la funivia in concessione. L’esperienza negativa della precedente funivia – prosegue Volpi – ci ha anche imposto di abbassare i costi di gestione prendendo accorgimenti nella progettazione dell’impianto. Come ad esempio mettere a valle un motore d’avviamento per eliminare la presenza di uomini in vetta la notte, prevedere un sistema di video sorveglianza del percorso, telecamere in circuito chiuso e la zincatura di tutte le parti in acciaio. Anche nella gestione abbiamo preso seri accorgimento coinvolgendo tutti e soprattutto chi trarrà più vantaggi dalla presenza della funivia.” Tradotto al livello operativo significa che nel Consorzio non ci sarà solo il pubblico ma anche gli uomini e l’esperienza dell’Azienda Speciale del Catria che raggruppa i proprietari dei diritti di superficie e la Sita srl, la società che gestirà il ristorante e la pista da sci. La vera spalla finanziaria del Consorzio nel caso in cui il bacino d’utenza, stimato nel business plan a circa un milione di persone in un raggio di 50/100 km, non fosse così esteso.
 
Fonte Corriere Adriatico