Sempre meno neve in montagna, pubblicato lo studio di Eurac Research

La notizia pubblicata dopo uno studio di Eurac Research non è delle migliori: in montagna c’è sempre meno neve. Questo almeno secondo i dati che sono pervenuti da 800 stazioni di rilevazione che hanno mostrato come negli ultimi 50 anni, in primavera ed in tutte le quote e regioni, c’è sempre meno neve.

In inverno questo dato è ancora più specifico sotto i 2000 metri. ormai, secondo i dati, la stagione della neve dura solo 22-34 giorni.

Pensate che in alcune zone delle Alpi c’è una bellissima tradizione secondo la quale si deve misurare la profondità della neve. Una tradizione in alcuni casi che risale alla fine del XIX secolo. Usanze antiche che spesso vengono utilizzate anche dalla scienza, per avere dati aggiornati e a lungo termine. Questo sistema però fino ad ora si limitava a poche stazioni, al massimo qualche centinaia.

Non c’era insomma un quadro completo della situazione nevosa nell’intera regione delle Alpi. Due ricercatori dell’Istituto per l’osservazione della Terra, Michael Matiu e Alice Crespi, hanno avuto l’idea di creare un sistema molto complesso di misurazioni: hanno così reclutato ben 30 scienziati provenienti da tutti i paesi delle Alpi ed hanno coordinato un lavoro con cui si sono raccolti tutti i dati ed analizzarli in maniera più uniforme possibile.

Lo studio dei ricercatori è stato così pubblicato sulla rivista The Cryosphere, e raccoglie i dati che sono stati individuati da 2000 stazioni di rilevazione che sono presenti in vari paesi: Italia, Austria, Slovenia, Germania, Svizzera e Francia. Grazie a questi dati si ha ora un quadro completo della distribuzione delle precipitazioni nevose sulle Alpi.

Di queste 2000 stazioni, ben 800 coprono l’arco temporale degli ultimi 50 anni, così da poter raccontare l’andamento della neve in questo periodo fino a quota 2000 metri. Sopra questa quota infatti, non ci sono stazioni sufficienti per poter avere dei dati affidabili. Ora quindi, sulla base di questi dati, è possibile “descrivere quantitativamente in modo preciso la copertura nevosa sulle Alpi, la sua distribuzione, capire cosa é cambiato negli ultimi 50 anni”, proprio come spiega Matiu.

Si è anche scoperto che la distribuzione della neve rispecchia precisamente le grandi zone climatiche alpine: a sud c’è il 20-30% in meno di neve rispetto al nord. Non solo la neve è distribuita in maniera poco omogenea, ma diminuisce anche in maniera diversa. Nelle zone meridionali con poca neve (Italia e Slovenia), l’altezza della neve diminuisce più nettamente sotto i 2000 metri nella maggior parte dei mesi dell’anno rispetto alle zone settentrionali.

Dallo studio si osserva poi che anche le tendenze regionali tendono a variare, ma nel lungo termine sono uniformi nella regione alpina: gli anni ’70 e ’80 sono stati nevosi, seguiti poi da una fase di basso innevamento all’inizio degli anni ’90. Da allora la neve è aumentata senza però mai raggiungere il livello degli anni ’70. In primavera, poi, c’è meno neve ovunque. Crespi sottolinea: “Mentre in inverno si nota un ampio ventaglio di variazioni a seconda del luogo e dell’altitudine, anche con isolati aumenti della neve soprattutto a quote più elevate, in primavera quasi tutte le stazioni hanno registrato diminuzioni”.

Sotto i 2000 metri la stagione nevosa dura solo dai 22 ai 34 giorni negli ultimi 50 anni, con la neve al suolo che si presenta più tardi in inverno e scompare prima in primavera. Una conseguenza diretta del cambiamento climatico, come spiega Matiu: “In questo studio non abbiamo esaminato esplicitamente le correlazioni, ma è chiaro che la neve si scioglie prima e più velocemente a causa delle temperature più alte e che le precipitazioni si manifestano sotto forma di pioggia anziché di neve”.

Una ricerca utile e preziosa, a disposizione ora dell’intera comunità scientifica mondiale per essere arricchita in futuro da altri studi.

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