Dal 2 al 4 febbraio 2007 si svolgerà a Sarnano, il I° GRAN PREMIO SARNANO di Sleddog valevole come prova dell’ANTARTICA CUP 2007.
Per maggiori informazioni visita: http://www.antartica.it/sarnanorace.html
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Alberto Tomba oggi sarà a Cingoli, ne dà notizia il Resto del Carlino
USSITA – Rodolfo Settimi ha origini solo in parte ussitane ma a questo paese si è talmente affezionato che da quasi trenta anni ha ristrutturato a Tempori una casa dei suoi avi ed anno dopo anno ha scoperto i suoi sentieri e le sue genti. La sua sensibilità è tale che egli ha trasferito in racconti e poesie le sensazioni e gli stati d'animo che questa terra gli ha trasmesso.
L'associazione Insieme per Ussita, di cui sia Rodolfo che la moglie Cristina fanno parte, ha organizzato presso la sala di ingresso del municipio un recital dei suoi racconti e delle sue poesie. Il recital si è avvalso della voce cristallina della amica di famiglia Giuseppina Imperatori e della moglie di Rodolfo, Cristina, ed ha trovato la massima espressività nella interpretazione di Barbara Olmai, attrice e conduttrice televisiva.
Fonte: Corriere Adriatico
Petrolio, sotto la lente le rocce dei Sibillini
ACQUASANTA – Sono a Cagnano di Acquasanta da domenica sera e soggiornano presso l’hotel “Tre Lanterne”, gli oltre venti ricercatori della Shell arrivati in terra picena per studiare il particolare tipo di rocce tufacee dei Monti della Laga, onde scoprire analogie con quelle che nei fondali marini custodiscono giacimenti di petrolio.
Della comitiva, che si intratterrà sui nostri monti sino a tutta la giornata di oggi per poi puntare sul versante teramano, dalle parti di Montorio al Vomano, S. Martino, Prati di Tivo, fanno parte oltre ad un nutrito gruppo di ricercatori norvegesi, anche alcuni ricercatori inglesi ed americani, accompagnati da geologi e fisici dell’università romana de “La Sapienza”, che vanta ben dieci anni di studio approfondito in loco.
“Il nostro lavoro – ci ha spiegato il fisico ascolano Federico Falcini – consiste nello studiare a fondo la conformazione rocciosa, quale ‘contenitore’ in grado di ospitare al suo interno, in altre diverse condizioni, del petrolio”.
“Abbiamo portato a conoscenza dei ricercatori della Shell i nostri studi – ha aggiunto l’esperto – svolti in precedenza sul territorio, ed abbiamo scattato diverse foto al territorio stesso che abbiamo visitato, partendo dalla valle del Fluvione per risalire verso il comprensorio del Monte Cerasa: Scalelle, Rocchetta, Tallacano, Capo di Rigo, sino a Montemonaco. In tutte le località toccate dal nostro itinerario abbiamo provveduto a sostanziare il nostro lavoro soffermandoci sulla conformazione del terreno roccioso per capire quali analogie ci sono tra le rocce dei Monti della Laga e quelle che nei fondali marini contengono vasti giacimenti petroliferi”.
La multinazionale della Shell è ovviamente molto interessata alla ricerca, tanto che ha inviato una equipe di ricercatori di alto livello, dopo che in precedenza si era interessata allo studio condotto dall’ateneo romano.
Gran merito di ciò si deve al dottor Falcini, il quale ha iniziato ad interessarsi di queste rocce diversi anni addietro, complici le sue vacanze estive in quel di Montegallo.
Lo stesso Falcini fa ora parte del gruppo internazionale di studio e di ricerca.
Molto probabilmente non si troverà nulla dal punto di vista materiale di eventuali riserve di greggio sui nostri monti, sicuramente però la ricerca sarà di rilevante importanza per capire come ed in quali condizioni, diverse migliaia di anni or sono, si sono formati i giacimenti di quello che oggi è considerato l’ “oro nero”.
“La Shell – afferma ancora il dottor Falcini – ritiene, a ragione, molto più facile oltre che conveniente dal punto di vista economico fare ricerche su rocce in superficie piuttosto che estrarle dai fondali degli oceani. Questo il motivo della sua presenza sui Monti della Laga”.
“Noi riteniamo che petrolio non ce ne debba essere in loco, ma non abbiamo ovviamente alcuna certezza di ciò”.
“ La supposizione – ha poi concluso lo studioso dell’università La Sapienza di Roma – è dettata solo dall’esperienza maturata in altre simili occasioni di studio e di ricerca”. Ora si attendono i risultati della ricerca.
Fonte: Corriere Adriatico
ASCOLI – E’ stata rinviata a domenica, causa maltempo, l’escursione organizzata dal Cai di Ascoli da Ferentillo al Monte Sant’Angelo. Di conseguenza l’ultima escursione, nella zona di Amatrice, prevista per domenica 24 settembre, slitta al 1 ottobre. Si tratta di passeggiate che si svolgono in ambienti in cui le qualità paesaggistiche si fondono con la ricchezza culturale, manifestata dalla presenza di antichi manufatti che testimoniano la storia e l'arte dei diversi luoghi. Info: mercoledì e venerdì presso la sede del Cai, in via Cellini 10, dalle ore 19 alle 20 (0736/45158), oppure sul sito www.caiascoli.it.
Fonte: Corriere Adriatico
p.v.
dal Corriere Adriatico
ROCCAFLUVIONE – I paesi dell’entroterra ascolano che hanno come riferimento i monti della Laga, come quelli maremmani sulle colline del monte Amiata. Analogie di ricerca, aventi come fattore unificante le rocce. Così mentre sulle colline grossetane la canadese “Adroit Resource” sta cercando un metallo prezioso come l’oro, sulle montagne dell’Ascolano la multinazionale anglo-olandese Shell dirotta una quindicina di suoi ricercatori norvegesi alla ricerca di petrolio, l’ “oro nero” per antonomasia.
L’arrivo in loco è previsto infatti per domenica prossima, mentre oggi sono attesi a Roma, dove presso il Dipartimento di Scienza della Terra dell’università La Sapienza, si terrà un “breafing” insieme a geologi e fisici dell’ateneo romano, per fare il punto della situazione e pianificare il programma di ricerca già in larga misura impostato.
Come i lettori ricorderanno, il Corriere settimane addietro rivelò l’interessamento della multinazionale petrolifera verso le colline e le montagne ascolane, custodi di una tipologia di rocce che potrebbero rivelare l’esistenza di petrolio.
Allora come oggi, gli scienziati frenano ed invitano caldamente a rimanere con i piedi per terra, perché iniziare una ricerca non vuol certo dire aver già trovato l’oggetto del desiderio, soprattutto poi come in questo caso, dove mai in passato si sono trovati giacimenti petroliferi in simili situazioni. Ma l’interessamento di una multinazionale come la Shell, è ovvio che generi nell’opinione pubblica dubbi ed aspettative di rilievo, che solo studi approfonditi che stanno per iniziare potranno fugare o confermare.
“Siamo interessati a studiare il ‘contenitore’ – ci aveva confidato lo scorso mese di agosto il dottor Federico Falcini, fisico dell’università La Sapienza -, ovverosia il tipo di roccia, che è identico a quelli in cui il petrolio c’è, trovato però in fondali marini ed a certe profondità, ma mai riscontrato sinora in ambienti simili. Posso dire solo che l’interessamento della Shell, al momento è quello di studiare attentamente questo particolare tipo di sedimentazione rocciosa, insita in una sorta di bacino petrolifero che nelle nostre condizioni non si è mai sviluppato”.
Queste rocce, secondo lo studio di ricerca, altro non sono che sabbie stratificatesi nel corso dei millenni con il passaggio da ambienti fluviali ad ambienti marini. Il team di studiosi norvegesi si attesterà quindi per alcuni giorni a Roccafluvione, base scelta per le proprie ricerche e per lo studio sulle rocce nostrane, per poi trasferirsi a Montorio al Vomano.
“Il nostro studio – conferma il fisico romano che collabora con l’equipe di geologi della più grande università di Roma – si focalizzerà sui vari strati di roccia arenaria (ed il loro legame con processi fluidodinamici) presente in maniera massiccia lungo la valle del Fluvione e che è in stretta relazione con quella presente sui Monti della Laga, in quanto questo tipo di roccia, vecchia di circa 20 milioni di anni, è la stessa trovata in diversi fondali marini a far da contenitore ad estesi giacimenti di petrolio”.
AOSTA. Tra il 2030 e il 2050 soltanto le località oltre 1600 o, più probabilmente, 2000 metri avranno abbastanza neve per lo sci. E il riscaldamento del pianeta renderà inutili e troppo costosi i cannoni per la produzione artificiale. Uno studio sui cambiamenti climatici in Valle d’Aosta lo ha messo nero su bianco: è inutile pensare allo sfruttamento delle zone di alta montagna «restando fedeli a tutti i costi – si legge – a un turismo invernale di tipo tradizionale». Meglio puntare sulla riconversione verso attività alternative, come l’escursionismo, l’equitazione, la cultura e l’agriturismo.
Lo studio è un giro d’orizzonte sulle conseguenze in montagna della «febbre del pianeta» voluto dalla Regione e dalla Società Meteorologica Subalpina, con il coordinamento di Luca Mercalli, uno dei volti televisi (e non) più noti tra gli studiosi che cercano di spiegare al grande pubblico il mondo che cambia. «Gli impianti che ci sono possono essere utilizzati, sarebbe assurdo fare il contrario – dice Mercalli – anche qualche cannone in più può non essere un problema. Però stiamo attenti quando si tratta di fare grandi scelte e notevoli investimenti su nuovi comprensori».
I cannoni, spese a parte (da 3 a 5 euro per metro cubo), non potranno essere la panacea di tutti i mali, anche perché ci vogliono almeno quattro gradi sottozero e condizioni ideali di umidità per poter sparare questa particolare materia prima. «Mi chiede se lo sci nelle Alpi è a rischio? – dice Mercalli – Rispondo che non mi piacciono le previsioni catastrofiche. Più che altro questo sport, che mi piace moltissimo, dovrà cambiare». Mercalli esclude che l’effetto serra possa trasformarsi nella tomba delle discese lungo pendii innevati. «Una volta gli impianti di risalita erano un’attività blindata – dice – ora non è più così. Dovremo però scordarci le stagioni che cominciano a novembre e finiscono senza interruzioni il 25 aprile. La situazione potrà diventare simile all’Appennino, dove può cadere un metro di neve, magari seguito in pochi giorni da un brusco innalzamento delle temperature».
In Valle i chilometri di pista da discesa sono 850, un terzo serviti da cannoni da neve. Sfruttano acqua e aria in pressione, consumando energia elettrica, con costi difficili da sostenere. Per il futuro non bisogna perdere tempo, ma pensare già oggi a valorizzare la montagna anche in estate. «Dobbiamo evitare – dice ancora Mercalli – di pensare che si tratta di un periodo meno appetibile rispetto all’inverno». Secondo Mercalli, il cambio di mentalità dovrà riguardare anche il singolo individuo che va in montagna per sciare.
«Bisognerà imparare a cogliere l’attimo, come avveniva fino agli Anni 60 – spiega – oggi ci sono troppe persone che fanno su e giù sulle piste senza nemmeno rendersi conto di quello che hanno intorno, solo per mostrare sci e scarponi ultimo modello». Ancora Mercalli: «Tra l’altro la montagna ha grandi potenzialità anche se c’è poca neve. Però dobbiamo pensarci ora. E’ come un’assicurazione, nessuno si augura di avere un incidente, ma la paghiamo ugualmente. Bisogna farsi venire idee nuove, spremersi le meningi».
La ricerca contiene anche una sezione dedicata al dibattito sull’effetto serra, sul pensiero di scettici e «negazionisti», che pensano alla «febbre del pianeta» come a un abbaglio. «Per rispondere basta vedere la bibliografia della nostra ricerca. – dice Mercalli – Certo ci sarà sempre qualcuno che può dire il contrario, come chi afferma che il fumo non fa male e aspira tranquillo dalla sigaretta. E’ vero che nessuno ha la matematica certezza che il clima sta cambiando, ma solo perché la scienza procede in questo modo, non è possibile esaminare un pianeta come in un esperimento di laboratorio».
I cannoni
COME FUNZIONANO
I cannoni spruzzano in un grosso quantitativo di aria piccole gocce d'acqua. La gran parte delle goccioline si raffredda e gela formando dei cristalli di ghiaccio e delle goccioline congelate che cadono come neve artificiale sul terreno
MENO 3
Questo processo è possibile solo con temperature al di sotto dei -3°C, in situazioni di umidità relativa al di sotto del 80% e con l'utilizzo di acqua al di sotto dei 2°C.
I CONSUMI
Il consumo energetico per metro quadrato di pista varia tra i 0.2 e i 2.8 kWh, ovvero dai 2000 ai 27000 kWh per ettaro (in media 13000 kWh).