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Speleologo annega nel torrente Garrafo

La vittima è l’abruzzese Massimiliano Ciotti. Lascia la moglie e una bimba di due anni
Speleologo annega nel torrente Garrafo

ACQUASANTA – Quella che doveva essere una domenica di sport in compagnia di un gruppo di amici si è trasformata invece in una tragedia. Massimiliano Ciotti, uno speleologo di 32 anni del Club Alpino di Pianella (Pescara) è morto annegato in un torrente mentre con altri quattro compagni, fra cui una donna, faceva addestramento nella zona delle Grotte del Rio Garrafo, nella frazione di Matera di Acquasanta Terme.

Secondo una prima frammentaria ricostruzione dei fatti, il gruppetto, che in totale era composto da una quindicina di persone che partecipavano all’escursione, si stava calando con delle corde lungo le pareti di una sorta di piccolo canyon, sopra il torrente Garrafo.

Lo speleologo “torrentista”, che lascia la moglie a una bambina di due anni, era il primo della cordata e sarebbe rimasto impigliato con lo zaino o con la corda in uno sperone di roccia, sott'acqua.

Nonostante gli sforzi non è riuscito a liberarsi. Quando è stato trascinato fuori dal torrente le sue condizioni erano ormai disperate.

Sul posto intanto erano accorsi altri speleologi del soccorso di Acquasanta e Ancona, volontari del Cai di Ascoli Piceno, una squadra speleo-alpinistica dei vigili del fuoco ascolani, i carabinieri di Arquata del Tronto e agenti della polizia di Ascoli ed anche due ambulanze del 118.

In un primo tempo si era temuto che ci fossero altre persone ferite, o disperse, ma poi l’allarme è rientrato. Sulla base del rapporto delle forze dell’ordine la Procura di Ascoli aprirà una inchiesta per accertare le cause della morte dell’uomo ed eventuali responsabilità nella tragedia che ha stroncato la vita al trentaduenne abruzzese.

“E’ accaduto tutto in pochi istanti – racconta Pier Matteo Costantini responsabile del soccorso alpino della sezione del Cai di Ascoli, ancora scosso per l’accaduto – Erano circa le 16.30 quando Massimiliano si è calato nel torrente da solo. Probabilmente un vortice lo ha trascinato giù e la corda dello zaino si è impigliata ad una roccia non dandogli scampo”.

“Nessuno si era accorto di nulla e quando il secondo torrentista è sceso in acqua, non vedendolo risalire, Ciotti – dice ancora Costantini – era già in condizioni disperate. Poco dopo ha cessato di vivere nonostante i tentativi di rianimarlo”.

“Ora – continua al telefono il responsabile del soccorso alpino del Cai – stanno indagando i carabinieri e tra poco, una volta arrivata l’autorizzazione, la salma sarà rimossa e trasportata all’obitorio”. Il cadavere infatti è stato portato via verso le ore 20. E’ facile presumere che il magistrato competente per territorio ordinerà anche un esame autoptico per avere tutti gli elementi necessari all’inchiesta. I compagni del giovane sono ancora sotto shock. C’è chi parla di “assurda sfortuna”, chi “di una incredibile fatalità”. Altri tacciono vinti dal dolore.

Il torrente Garrafo è noto per la sua acqua limpida ma anche gelida dove prosperano le trote Fario che richiamano, soprattutto la domenica, molti appassionati e anche pescatori di frodo alla ricerca del famoso gambero rosso di fiume, un specie in via di estinzione.

Corriere Adriatico 19/6/2006

Il giallo dei Sibillini

Dna, riconosciuti i resti della Guerin

Il professor Venanzi: «Contatterò il marito della baronessa De Rothschild»

di ROSALBA EMILIOZZI

CAMERINO C’è «compatibilità genetica». Dopo ventiquattro anni il Dna ha consentito il riconoscimento dei resti di Gabriella Guerin. Le ossa conservate nel cimitero di Ronchis (Udine) sono con certezza della cuoca friulana scomparsa il 29 novembre del 1980 sulle montagne di Sarnano, con l’inglese Jannette Bishop May, moglie divorziata del potente banchiere Evelyn De Rothschild. I corpi, anzi gli scheletri delle due quarantenni, e le loro borse vennero rinvenuti il 27 gennaio dell’82 vicino al cimitero di Podalla, a Fiastra. Era in un bosco, sparpagliati in un’area di 200 metri quadrati. Spuntarono dodici giorni dopo che il marito di Jeannette mise una taglia di 250 milioni di vecchie lire.
I resti della baronessa inglese vennero riconosciuti grazie a una radiografia della mandibola e poi cremati; le ossa della Guerin furono restituite alla famiglia, che non le ha mai riconosciute ufficialmente. Fino ad oggi.
E’ terminato, infatti, il lavoro del professor Franco Maria Venanzi, docente di Diagnostica molecolare forense presso l’Università di Camerino. Il 16 febbraio scorso, dopo che la Procura di Camerino aveva dato il nulla osta, è stata aperta l’urna della Guerin, e le ossa sono state consegnate al docente, esperto di Dna. E’ di questo giorni il risultato delle analisi: tra i reperti e i capelli di Caterina Guerin, sorella della defunta, c’è «piena compatibilità genetica». Del risultato è stata informata la Procura di Camerino.
Un primo obiettivo della ricerca è stato centrato ed è stato anche materia di tesi di laurea. La dottoressa Monica Castellucci, collaboratrice alla cattedra di Diagnostica molecolare forense, si è laureata la settimana scorso con la tesi: “Cold case, fascicolo numero 2736/1980 Procura della Repubblica di Macerata: tracce genetiche mitocondriali”.
Avevano progetti più ambiziosi la tesi e lo stesso professor Venanzi: scoprire il Dna di Jannette May, ufficialmente estinto in quanto tutti i suoi parenti sono morti e la donna non ha avuto figli. Il docente contava di trovare tra i resti della Guerin anche qualche frammento osseo della May (erano le stesse perizie a parlare di ossa parzialmente frammiste). Ma così non è stato.
«Non mi do per vinto dice il professor Venanzi voglio contattare Stephen May, marito di Jannette, per vedere se avesse conservato una ciocca di capelli, in modo da poterne ricavare il Dna». Perché, ne è convinto il docente, la verità non è lontana da Podalla e solo con le «tracce genetiche c’è una possibilità di far luce sulla vicenda».
Il giallo dei Sibillini è un caso irrisolto. Le indagini, condotte dall’allora giudice istruttore Alessandro Iacoboni, esplorarono varie piste: dall'incidente di montagna al delitto (mafia, riciclaggio di oggetti d'arte), fino a ipotizzare intrecci con il furto da Christhie's a Roma e con gli ambienti di Sergio Vaccari, l'antiquario italiano ucciso a Londra, e Roberto Calvi. Inchiesta difficile, che non poteva contare su tecniche moderne, finita con un «verdetto aperto».

Dal Messaggero del 13 Giugno 2006

Skyrace tra i Sibillini

Penalità ai concorrenti per ogni comportamento che l’organizzazione valuti come turbativo dell'ecosistema dell’ambiente
Domenica la terza edizione della skyrace “Ratti” con atleti provenienti da tutta Italia.

Di corsa sulle cime dei Sibillini

Si parte da Castelluccio e si arriva ad Arquata, dopo 45 chilometri

ARQUATA – Immaginate le cime più alte dei nostri Sibillini, lo splendido scenario del Lago di Pilato e la sua famosa valle glaciale, l'impressionante discesa delle “Svolte” verso Foce, i boschi secolari del Banditello, la salita mozzafiato sull'Imbuto del Vettore. Tutto questo in 45 chilometri di corsa, 6.500 m di dislivello e almeno sei ore di impegno fisico al limite delle possibilità umane. E' questa la gara che attenderà gli appassionati di skyrunning domenica, con partenza da Castelluccio di Norcia alle ore 7 e arrivo al campo sportivo di Borgo di Arquata.

Rispetto alle due passate edizioni, che hanno visto la partecipazione di specialisti provenienti da tutta Italia, quest'anno il percorso è stato reso dagli organizzatori (le “Anime Verticali” ed il “Club Amici della Montagna”) ancora più impegnativo e selettivo: Castelluccio, strada provinciale sino al bivio per la Capanna Ghezzi, carrareccia sino all'omonima Capanna Ghezzi (1500 m), sentiero per il Passo di Palazzo Borghese (2057), Forca Viola (1939), discesa sino al lago di Pilato, ancora discesa fino al Piano della Gardosa, Foce (945), sentiero per la Forca del Banditello (1800), discesa alla Fonte del Pastore (1500), risalita al Monte Vettore per il sentiero del grande imbuto, cima del Vettore (2478), discesa al bivacco Zilioli, discesa per l'omonimo sentiero a forca di Presta (1534), discesa per il sentiero della “botte” fino alla Rocca di Arquata, attraversamento del paese ed arrivo al campo sportivo di Borgo di Arquata.

Nell'organizzazione concorrerà l'esperienza della guida alpina Tito Ciarma, direttore di corsa, dei volontari del Cai di Amandola, della Protezione Civile di Arquata, del Soccorso Alpino delle stazioni di Ascoli e Montefortino, e del personale della Fisps che curerà i collegamenti con il ponte radio per ogni evenienza sanitaria.

La Skyrace dei Monti Sibillini, dedicata alla memoria del grande alpinista Vittorio Ratti, è una competizione a bassissimo impatto ambientale, i concorrenti percorreranno infatti i 45 chilometri del percorso in totale autonomia, sia per i rifornimenti di acqua che per l'alimentazione; gli atleti sono tenuti a portare tutto l'occorrente con sé, essendo previsti due soli rifornimenti ufficiali di acqua, a Foce di Montemonaco ed a Forca di Presta, ove l'organizzazione rimuoverà ogni eventuale rifiuto. Sono inoltre previste penalità insindacabili per ogni comportamento dei concorrenti che l'organizzazione valuti turbativo dell'ecosistema del Parco.

La manifestazione è resa possibile grazie alla collaborazione del Parco dei Monti Sibillini e dei Comuni di Norcia, Montemonaco ed Arquata, quest'ultima in particolare ospiterà, nello splendido scenario della Rocca, il consueto briefing con gli atleti il giorno precedente la gara.

Gli appassionati di montagna potranno godere degli splendidi scorci del Parco seguendo la competizione lungo il tracciato. Per informazioni consultare il sito www.animeverticali.com al link Skyrace dei Monti Sibillini-Trofeo Vittorio Ratti.

Corriere Adriatico 13\3

Frontignano Due milioni per la nuova seggiovia

Ruspe all’opera sui monti
Frontignano Due milioni per la nuova seggiovia

USSITA – Con l’estate che deve ancora entrare nel pieno, ad Ussita, si pensa già alla prossima stagione invernale.

La stazione sciistica del piccolo comune montano, infatti, sta per aprire un nuovo capitolo della sua storia. Nei giorni scorsi, infatti, è stato firmato il contratto per la costruzione della nuova seggiovia Pian dell’Arco- Belvedere, a Frontignano.

Si tratta di un’opera che renderà più moderna e maggiormente funzionale la località sciistica, per la gioia dei tanti appassionati di sport invernali, ma anche di escursioni e gite in alta quota, del territorio. La ditta che eseguirà i lavori sarà la Doppelmayer di Bolzano. Dopo le abbondanti nevicate dell’inverno appena trascorso, dunque, si prepara già la prossima stagione, sulla scia dell’entusiasmo generato dalle ultime annate favorevoli in fatto di presenze turistiche. Già da tempo l’amministrazione si era prodigata per la costruzione della nuova seggiovia, reperendo gran parte dei fondi necessari a sostenere la spesa. Si tratta di una seggiovia quadriposto ad ammorzamento fisso che verrà realizzata per un importo di circa 2 milioni di euro. Gli scavi avranno inizio entro il mese di giugno. Dal Corriere adriatico del 07-06-06.

Nuovi Impianti a Monte Piselli, Marche e Abruzzo verso l’accordo

Una nevicata eccezionale, che dicono a Forca Canapine, non si ricordava da quarant’anni nel mese di giugno, ha riportato il panorama montano al pieno inverno. Il Monte Vettore è apparso di nuovo imbiancato regalando uno spettacolo “da cartolina” davvero inaspettato. Sono le bizze del tempo che invece qualche giorno prima, il 28 maggio a San Giacomo, aveva regalato agli appassionati della montagna una splendida mattinata caratterizzata anche da una piacevole escursione alla Croce della Montagna dei Fiori con tanto di coro alpino. Nella stessa occasione del 12° Raduno del montanaro, l’inaugurazione del monumento a Walter Pizi, ha segnato un momento di rilancio dei progetti per Monte Piselli. Lo stesso presidente del Cotuge Massimo Di Giacinto, presente alla cerimonia con il vice presidente Fernando taglieri e gli altri membri del Cda, ha annunciato che entro il mese verranno inoltrati alla Regione Abruzzo richieste di finanziamento per progetti che riguardano la realizzazione di una nuova seggiovia con partenza da San Giacomo e di un nuovo skilift dalla zona dei laghetti alle Tre Caciare. Contestualmente si provvederà ad un accordo di programma tra le due Regioni, Abruzzo e Marche, per cofinanziare nel triennio questi progetti ed altri in cantiere per portare a compimento la sistemazione della strada di accesso agli impianti e le altre opere di risanamento previste. Molto partecipata la manifestazione culminata con l’inaugurazione del monumento a Pizi. Erano presenti i rappresentanti delle due Regioni e delle due Provincie, il presidente dell’Ente Parco Laga, Mazzitti, il presidente della Fondazione Carisap Marini Marini e della Spa, Malavolta. Umberto Trenta presidente della Pro Loco ha annunciato che attraverso la Federazione europea delle Pro Loco e la Fem (Federazione europea della Montagna) verrà inoltrata una richiesta di finanziamento per sostenere i progetti dei nuovi impianti. «Il monumento a Pizi guarda proprio all’edificio che un tempo ospitava la partenza della cabinovia» nota Trenta. «Proprio sull’esempio di quanto fatto da questo grande benefattore e “pioniere” della montagna dobbiamo tornare a muoverci con entusiasmo tenendo presente la valorizzazione del comprensorio». S.Bia. dal messaggero

Incidente sulle Alpi Svizzere per Fanesi

L’incidente è avvenuto sulle Alpi svizzere, il professore si era trasferito da anni a Novara
Precipita in un burrone, muore Fanesi

ASCOLI – Il Club alpino ascolano è in lutto. Carlo Fanesi, fratello del popolare Peppe, da anni residente a Novara ha perso tragicamente la vita, sabato scorso, in un incidente verificatosi sulle Alpi svizzere. Fanesi, appassionato di montagna come il fratello, assieme ad un compagno stava effettuando una salita scialpinistica sulle Alpi Svizzere, quando per cause imprecisate (si sospetta una distrazione o un malore) è scivolato durante la fase di salita di un ripido pendio ghiacciato non riuscendo ad arrestare la sua corsa, precipitando a valle per circa quattrocento metri.

Lunghe e complesse sono state le operazioni di recupero della salma da parte del soccorso alpino svizzero. Sulla ricostruzione del tragico accaduto la polizia elvetica ha avviato le indagini dovendosi basare sull’unica testimonianza dell’amico che lo ha visto svanire nel vuoto. L’incidente è avvenuto in località Sengciuppà ad un’altezza di 3600 metri di altitudine.

Quando sul posto è intervenuta un’ eliambulanza che lo ha trasportato nel più vicino ospedale purtroppo non c’era più nulla da fare. L’alpinista ascolano è spirato poco dopo.

Carlo Fanesi aveva sessantuno anni e si era trasferito da tanto tempo a Novara dove risiedeva con la moglie Maria Rita Taffoni e le figlie Elisabetta e Laura. Da poco tempo in pensione, aveva insegnato chimica presso l'Istituto Tecnico Industriale del capoluogo. Si era iscritto al Club alpino di Ascoli da giovanissimo e pur vivendo lontano dalla sua città natia da decenni aveva voluto sempre mantenere l'iscrizione mai recidendo il cordone che lo legava alle Cento Torri. Fanesi tornava spesso in città per trovare i familiari e nell’occasione partecipava anche a qualche attività alpinistica.

Il suo nome è legato a quello del fratello Peppe, purtroppo scomparso qualche anno fa, per un’impresa leggendaria all’inizio degli Anni Settanta. Insieme ad altri cinque ascolani parteciparono alla spedizione “Città di Ascoli” che nel 1972 conquistò la vetta del M6 una montagna di oltre 6000 metri nella catena dell'Hindukush afgano.

Nel corso di questi anni Carlo Fanesi non aveva mai smesso di andare in montagna e frequentare le cime di tutto l'arco alpino. La sua passione, oltre alla scuola e alla montagna era anche il volontariato. Ha fatto parte dello staff della “Goletta verde” e recentemente aveva partecipato ad una missione umanitaria in Africa.

La notizia del tragico incidente sulle Alpi Svizzere si è diffusa in città in ritardo, solamente nella giornata di ieri. Nonostante la lontananza Carlo aveva numerosi amici a cominciare dal presidente del Cai Dario Nanni. Aveva saputo trasmettere ai familiari il grande amore per la montagna a cominciare dal nipote Tito Ciarma che è oggi uno dei più apprezzati e stimati esponenti del Cai. I funerali di Carlo Fanesi si terranno mercoledì a Novara dopo la conclusione di tutti gli esami autoptici e successivamente le spoglie dell’alpinista verranno riportate nella nostra città. Su sua espressa disposizione testamentaria sarà cremato e l’urna sarà deposta nella tomba al fianco dell’amata madre al cimitero di Borgo Solestà.

Corriere Adriatico 6\06\06

Le iniziative del CAI di Amandola per i giovani.

Alpinismo giovanile con bussola e cartine topografiche. Allievi come Indiana Jones

AMANDOLA – E’ iniziata con gran successo l’attività di alpinismo giovanile della sezione Cai di Amandola condotta dagli operatori qualificati Noemi Bernabei e Flavio Giannini, coadiuvati da Paola Andreozzi e da altri soci. Il primo approccio è stato con l’arrampicata, presso la struttura collocata nell’Istituto Tecnico Commerciale “E.Mattei”. I ragazzi e le ragazze della prima e seconda media hanno provato il brivido e l’emozione di salire su una parete artificiale con le dovute dotazioni di sicurezza, sempre sotto il controllo degli istruttori. A questa esperienza è seguita l’escursione da Garulla a Campolungo, con il divertimento dell’orientering. I ragazzi armati di bussola e carta topografica, dopo una breve lezione sulla materia, hanno portato a termine l’escursione individuando tutti i punti che erano stati assegnati. L’attività è rivolta a ragazzi/e tra 8 e 17 anni. Stilato un programma di uscite lungo tutto l’arco dell’anno;dalle escursioni, alle gite in mountain-bike, all’arrampicata in falesia, all’escursione su neve con ciaspole e sci. Per chi fosse interessato ricordiamo che la Sede sociale in via Damiano Chiesa 4, è aperta tutti i venerdì sera dalle 21,30 alle 23,00. Il programma escursionistico 2006 e tutte le informazioni reperibili presso la sede sociale o leggendole nella bacheca in Piazza Risorgimento.

Corriere Adriatico 6\06\06

Imbiancate le vette dei monti Sibillini

Gli abitanti di Bolognola si sono svegliati con le cime sopra la Pintura completamente coperte di neve

Imbiancate le vette dei monti Sibillini
Sorpresa a giugno: invece di sole e caldo, colpo di coda dell’inverno

BOLOGNOLA – Primo giorno di giugno con sorpresa: è tornata la neve sui monti per l’entroterra maceratese.

Ieri mattina, infatti, gli abitanti di Bolognola si sono svegliati con una straordinaria sorpresa: le cime sopra la zona di Pintura erano completamente imbiancate come non succedeva da diverse settimane.

Un colpo d’occhio di sicura suggestione, soprattutto in considerazione della stagione, ma anche un fenomeno che non ha entusiasmato più di tanto gli abitanti della zona. Dopo soli tre giorni quasi estivi, infatti, le temperature sono tornate a scendere, spegnendo l’entusiasmo di quanti avevano ormai creduto di essere nel pieno della bella stagione.

Anche sulle vette che sovrastano Ussita, nella zona delle piste da sci, si è visto qualche fiocco, con la neve che è tornata a cadere pure nella giornata di ieri.

Ovviamente, si tratta di precipitazioni di scarsa entità e che hanno riguardato solo le zone al di sopra dei 1300 metri. Comunque, si tratta pur sempre di un fenomeno decisamente inusuale, visto che si è ormai giunti alle porte dell’estate. Quest’anno, quindi, la neve sembra non voler abbandonare le montagne, dopo un’invernata rigidissima e ricca di precipitazioni che hanno permesso agli appassionati di sciare fino a primavera.

Le vette dei monti Sibillini, dunque, sono tornate a coprirsi di neve, mentre, a valle, la pioggia è caduta incessantemente per tutta la giornata di ieri.

Se sui monti si è rivista la neve, infatti, meglio non è andata nei vari comuni del territorio, alle prese con un freddo novembrino.

Vento, temperature piuttosto basse e tanta pioggia. Condizioni, queste, che hanno creato non pochi disagi al territorio, soprattutto per quanto riguarda la circolazione stradale. Il grande traffico dovuto all’avvicinarsi di questo primo ponte di giugno, infatti, ha subito rallentamenti a causa del manto stradale, reso molto insidioso dalla pioggia. Per fortuna, ad esclusione di qualche piccolo incidente, non si sono registrate situazioni di particolare gravità per le persone e le cose.

Disagio, invece, per quanti avevano deciso di raggiungere le spiagge della costa in questi tre giorni di vacanza. Le temperature, decisamente basse, hanno costretto molti a desistere, con l’inverno che sembra essere tornato all’improvviso. Via gli ombrelloni e fuori gli ombrelli, dunque, per gli abitanti dell’entroterra maceratese che hanno dovuto, loro malgrado, rimettere mano agli armadi per riprendere giacche a vento e cappelli.

Comunque, almeno stando alle previsioni degli esperti, nei giorni a seguire le condizioni meteo dovrebbero tornare sullo standard di questo periodo, con il cielo che tornerà presto azzurro e le temperature che saliranno di nuovo.

Ancora qualche ora di brutto tempo, dunque, e poi sarà davvero estate.

dal Corriere Adriatico del 2/06

Le aree protette delle Marche

Qui sono oltre 86 mila gli ettari tutelati anche per legge
Un territorio molto protetto

MACERATA – Le aree protette delle Marche occupano 86.630,54 ettari di terra, pari circa all’8% dell’intero territorio regionale. Il sistema regionale tutelato è costituito da due parchi nazionali: quelli dei Monti Sibillini e del Gran Sasso e Monti della Laga. Poi ci sono i quattro parchi regionali: Monte Conero, Sasso Simone e Simoncello, Monte San Bartolo e Gola della Rossa e di Frasassi. Ci sono inoltre due riserve naturali: Montagna di Torricchio e Abbadia di Fiastra.

Tra le aree protette ci sono anche due Oasi del Wwf: quelle di Ripa Bianca di Jesi e del Bosco di Frasassi. A queste aree protette istituite dallo Stato con la legge n. 394/1991 e dalla Regione Marche con la legge 15/1994, si aggiungono altre aree finalizzate alla conservazione della natura come gli ottanta siti Bioitaly, le aree floristiche protette, le Zps (Zona di protezione Speciale individuate in base alla Direttiva europea per la tutela degli Uccelli), le oasi di protezione della fauna istituite dalle Province.

Corriere Adriatico 2/06

Un Presidente per il Parco

Arriva Sauro Turroni dopo anni di attriti tra il governo e le Regioni Marche e Umbria
Un commissario per il Parco dei Sibillini

MACERATA – Dopo cinque anni di attesa, rinvii, bracci di ferro e polemiche finalmente qualcosa si muove dalle parti del parco nazionale dei Monti Sibillini. Per colpa, infatti, di una diatriba tra Governo nazionale (di centrodestra) e Regioni Umbria e Marche (di centrosinistra), la poltronissima di presidente del parco è stata per lungo tempo vacante. E' cambiato il colore del Governo e, finalmente, è arrivata la tanto attesa e auspicata svolta. Il ministro all'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha firmato mercoledì sera il decreto di nomina del commissario straordinario per il parco nazionale dei Sibillini. Si tratta del senatore dei Verdi Sauro Turroni, romagnolo di Forlì. A lui, d’accordo il ministero e le due regioni, è stato affidato il delicato compito di seguire le sorti del parco umbro-marchigiano fino al prossimo 30 settembre. Una novità clamorosa che è arrivata al termine di un serrato pressing sul nuovo ministro operato sia dai marchigiani che dagli umbri. Della serie: ora che non ci sono più questioni politiche di mezzo, si proceda alla nomina immediata. E così è stato. “L’ho saputo solo poche ore fa – ha raccontato il senatore Turroni – sono stato convocato dal ministro che mi ha comunicato la notizia. Vengo con piacere a occuparmi del parco dei Sibillini, realtà che conosco e che seguirò con grande attenzione fino alla scadenza delle mie funzioni”. Sauro Turroni è un esperto di questioni ambientali e di parchi. E' stato presidente della commissione Ambiente alla Camera nella legislatura Prodi-D'Alema-Amato e vice-presidente della commissione ambiente al Senato nella legislatura scorsa. “Ora sono in pensione”, dice scherzando Turroni, che, pur non avendo incarichi istituzionali, fa però parte della commissione che dovrà mettere mano alla normativa che disciplinerà tutte le questioni di carattere ambientale. “Contatterò nelle prossime ore il commissario Cosentino – fa sapere ancora il senatore dei Verdi – per prendere accordi per il passaggio di consegne”.

Il parco dei Sibillini, in questi anni è stato retto da commissari “tecnici” inviati di volta in volta dal ministero. Il turn over non ha mancato di rallentare l’attività dell’ente e di ritardarne lo sviluppo, la crescita, la programmazione di strategie e politiche. “Il mio obiettivo è quello di lavorare al rilancio del parco in attesa che arrivi il nuovo presidente”. La nomina del presidente viene fatta dal ministero dell’Ambiente attraverso un decreto, sentito il parere vincolante delle regioni su cui insiste il parco. Nel caso di specie Marche e Umbria. Per un’intera legislatura, dal 2001 in poi, il ministro di An Matteoli e le Regioni Umbria e Marche non hanno trovato l’accordo sul nome. Di qui la mancata nomina. Arrivato Pecoraro Scanio, si sono invece subito messi in azione i “pontieri”. Per le Marche a fare pressing, oltre che il presidente Spacca, anche l’assessore verde Carrabs, amico personale del nuovo ministro.

“Pecoraro Scanio mi ha chiamato stanotte (ieri, ndr) per darmi la bella notizia – conferma Carrabs – sono felice di questa svolta. Un intervento che dimostra la vicinanza del Governo nazionale alle Marche. Quando diciamo che vogliamo stringere un rapporto stretto e di collaborazione con il nuovo esecutivo per il bene della nostra regione intendiamo anche questo. E sono contento che uno dei primi provvedimenti che ha adottato il nuovo ministro all’Ambiente abbia interessato proprio le Marche”.

 Corriere Adriatico 2/06

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