Le foto sono state scattate oggi nella località sciistica Abetone in Toscana.

Il 2021 è iniziato con oltre 2 metri e mezzo di neve a Campo Imperatore in Abruzzo. Purtroppo a causa del covid al momento tutti gli impianti di risalita sono chiusi.
La speranza è che le località sciistiche possano ripartire presto, molto probabilmente il prossimo 18 gennaio come abbiamo scritto nell’articolo pubblicato ieri, così che tutto l’indotto ne possa giovare.
Ora è ufficiale, gli impianti sciistici riapriranno il 18 gennaio, così come comunicato oggi dal Ministro della Salute Roberto Speranza.
Negli scorsi giorni le Regioni e le Province autonome avevano chiesto un rinvio della riapertura degli impianti, attraverso una lettera fatta pervenire al presidente della conferenza delle Regioni Bonaccini. La Coldiretti non aveva perso tempo nel puntualizzare che un rinvio delle aperture avrebbe causato non pochi problemi a tutto l’indotto.
Ma il Ministro Speranza ha firmato oggi l’ordinanza con cui rinvia la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio 2021, rispetto alla prima data del 7 gennaio. Sul finire di dicembre il Cts aveva inviato alle Regioni una serie di osservazioni sui protocolli di sicurezza, chiedendo che fossero più aderenti alle varie fasce con cui sono classificate oggi le varie regioni italiane.
In un comunicato congiunto, gli assessori con delega allo sci delle Regioni e delle Province autonome dell’arco alpino e dell’Abruzzo dichiarano: “Grazie al lavoro di squadra delle Regioni e delle Province autonome iniziato in Commissione Turismo abbiamo finalmente una data di apertura credibile e seria: il 18 gennaio. Ora si può finalmente ripartire in sicurezza. Il Governo ha finalmente ascoltato le Regioni e le Province autonome: siamo soddisfatti della decisione del Ministro Speranza. Oltre all’approvazione del protocollo, per cui aspettiamo la definitiva validazione del Cts, avevamo chiesto una data certa per permettere all’intero mondo della montagna invernale di prepararsi a dovere”.
Il comunicato è stato poi condiviso anche dall’assessore allo Sport e giovani della Lombardia Martina Cambiaghi, da Fabrizio Ricca, assessore allo Sport della Regione Piemonte, Luigi Giovanni Bertschy, vicepresidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Federico Caner, assessore al Turismo della Regione Veneto, Daniel Alfreider, vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Roberto Failoni, assessore al Turismo della Provincia Autonoma di Trento, Sergio Bini, assessore al Turismo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Daniele D’Amario, assessore al Turismo Regione Abruzzo.
Ma dal Trentino alla Valle d’Aosta, ora l’attenzione si sposta sui ristori, ciò che chiedono a gran voce sia le Regioni che gli operatori del settore sciistico. L’assessore al Turismo della Provincia autonoma di Trento, Roberto Failoni, commenta: ” Adesso serve certezza. C’è stato un segnale di grande responsabilità delle Regioni con l’approvazione del protocollo impianti che ha recepito i suggerimenti del Cts. E penso di poter dire che le Regioni hanno fatto anche un assist all’esecutivo, perché in teoria si doveva ripartire il 7 gennaio. Una cosa deve essere chiara: il mondo della montagna invernale non si organizza in 24 ore e soprattutto i lavoratori e le aziende hanno diritto di avere delle risposte rapide. Anche sul versante dei ristori.
Quello della riapertura degli impianti sciistici è un problema anche perché non vi è uniformità con il resto dei Paesi alpini, come l’Austria. La preoccupazione è che il personale qualificato possa spostarsi a lavorare altrove per cercare reddito. Valeria Ghezzi, presidente di Anef, cui fanno capo circa il 90% delle 400 aziende funiviarie italiane sia negli Appennini che nelle Alpi e nelle isole, commenta: “La questione non è rinunciare allo sci, ma tutti i posti di lavoro che ci sono in ballo. In questo modo mandiamo a picco la montagna. Si tratta di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 13.000 unità, tra fissi e stagionali, nel periodo di piena attività. Noi come categoria non abbiamo avuto nulla a marzo e nulla fino ad oggi. I maestri di sci, forse, ad aprile avranno preso i 1.000 euro per le partite Iva. Secondo me quello che a Roma non è ancora chiaro è che per noi questi quattro mesi di stagione invernale valgono 12, perché l’estate, sul fatturato annuo, incide solo per il 5-10%. Quindi il 90% lo facciamo d’inverno, fino ad aprile”.
A farle eco anche il Sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina: “Se non ci mettono nelle condizioni di lavorare, bisogna che ci siano i ristori, come negli altri Paesi europei. Sappiamo che la coperta è corta, ma se non possiamo lavorare e se i ristori non arrivano qui è un disastro. Il 18 gennaio è una deadline oltre la quale è difficile andare”. E sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche il vicepresidente della Regione Val d’Aosta e assessore allo Sviluppo economico, formazione e lavoro Luigi Bertschy: “Questa data la riteniamo l’ultima per poter dare un senso a questa stagione invernale e per programmare sia le assunzioni che le aperture degli impianti. D’altro canto, per la prima parte della stagione servono ristori per le società di impianti a fune, per i maestri di sci, per tutti gli operatori che in questo periodo sono rimasti fermi e senza reddito”.
Bolognola ski da oggi è la prima stazione sciistica delle Marche ad aprire gli impianti di risalita grazie ad ottimo innevamento di circa 70 cm. Ricordiamo che l’apertura degli impianti e piste sono dedicati esclusivamente come stabilito dal governo solo per gli allenamenti degli sci club ed atleti.
Esattamente l’impianto aperto è la sciovia (skilift) Castelmanardo che serve tre piste rosse.



Nelle ultime ore sta spopolando sul web il video di un simpatico cane che si diverte da matti scivolando sulla neve.
Come stabilito dall’ultimo Dpcm in Italia tutti gli impianti di risalita nelle località sciistiche sono stati chiusi fino al prossimo 6 gennaio, ma ora il famoso Comitato Tecnico Scientifico si fa vivo di nuovo bocciando le linee guida che erano state proposte e presentate dalle regioni per poter riaprire gli impianti sciistici.
Nel verbale del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) che è stato riportato dal quotidiano Corriere della Sera, si può leggere: “Una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2. Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia”.
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In Austria rimarranno aperti gli impianti sci nonostante il lockdown fissato dal governo austriaco dal 26 dicembre al 17 gennaio 2021. Il governo infatti ha comunicato, tramite il vice cancelliere Werner Kogler, ai vari lander i protocolli operativi da applicare per garantire la sicurezza nelle stazioni sciistiche compreso l’utilizzo degli impianti di risalita, lo sci di fondo ed il pattinaggio.
Come dicevamo sopra in Austria piste ed impianti aperti durante l’imminente lockdown ma con l’obbligo di indossare le mascherine ffp2 a bordo degli impianti di risalita e quando gli sciatori sono in fila per l’imbarco.
Per quanto riguardano gli sport praticati negli impianti sportivi al coperto l’apertura è stata fissata per il giorno 18 gennaio e l’accesso è consentito solo a chi ha un test negativo.
Ricordiamo che potranno sciare solo i residenti mentre per i turisti stranieri che vorranno sciare in Austria c’è l’obbligo di fare ben dieci giorni di quarantena in maniera da scoraggiare il loro ingresso nel paese.
Nasce il primo battipista a zero emissioni, che rappresenta un vero e proprio passo in avanti verso la sostenibilità dei mezzi che lavorano sulle piste e nei comprensori sciistici. Nell’Alta Badia infatti Prinoth ha messo in funzione il primo gatto delle nevi a zero emissioni. Il nuovo mezzo battipista si chiama Leitwolf h2Motion, ed è alimentato ad idrogeno: non solo è green, ma garantisce anche migliori prestazioni.
Il nuovo mezzo sarà presentato in occasione della due giorni di Coppa del mondo di sci alpino in Alta Badia, e sarà posizionato accanto alla pista Gran Risa. L’azienda Prinoth fa parte del gruppo di Vipiteno HTI insieme a Leitner e Demaclenko. In questi giorni sono in atto dei test del Leitwolf proprio sulle piste dell’Alta Badia.
Un progetto che vuole alzare l’asticella della tecnica e delle prestazioni proprio in un momento così difficile per tutto il comparto dello sci e della montagna, fermo a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid 19. L’obiettivo più generale dell’azienda è quello di un cambiamento radicale e culturale bella progettazione dei mezzi, con il risultato sperato di arrivare ad un’eliminazione delle fonti energetiche fossili.
Oltre a questo mezzo che è alimentato da un motore elettrico alimentato ad idrogeno, sarà presentato anche un nuovo modello di battipista 100% elettrico: l’Husky eMotion.
Su mezzi simili si è sempre utilizzato il diesel come carburante, ma, come detto, il nuovo mezzo garantirebbe comunque le stesse prestazioni dei mezzi precedenti, con livelli di inquinamento quasi azzerati. Klaus Tonhäuser, presidente del Cda di Prinoth, ha dichiarato: «Nel Leitwolf h2Motion i team di sviluppo di Prinoth hanno coniugato la potenza dei veicoli a un motore ecologico. Il nuovo modello soddisfa ogni esigenza in fatto di performance e rinuncia interamente all’impiego di combustibili fossili. Per noi la sostenibilità non è uno slogan ma un impegno concreto».
Una vera e propria rivoluzione green quindi che sta per arrivare anche sulle piste da sci, dopo che il settore automotive ha già iniziato ad intraprendere questa strada e che il Governo ha aiutato il mercato con incentivi. Fino ad oggi i carburanti fossili erano indispensabili per far muovere tutti i mezzi sui comprensori sciistici, ma ormai è giunto il momento di guardare al futuro e di abbandonare le fonti di energia non rinnovabili in favore di quelle rinnovabili.
Il progetto per il futuro sarebbe quello di provare ad avere piste totalmente green, e il Leitwolf h2Motion è il primo passo in questo senso. Chiaramente questo è un prototipo, perché per la realizzazione vera e propria servirà ancora del tempo e dello sviluppo. Vediamo nello specifico il funzionamento.
Il problema maggiore per il funzionamento è l’immagazzinamento dell’idrogeno. Si può optare per stazioni mobili dove si va a fare rifornimento con un camioncino (così il gatto avrà autonomia di 4/5 ore). Ma l’autonomia del mezzo non sarebbe sufficiente per il lavoro quotidiano.
Sette celle di combustione sono state invece sostituite al verricello, e sono alimentate a batteria che fornisce energia al motore elettrico. L’azionamento è idrostatico. Presente una coppia maggiore di 2.300 netwon metri a 400 kw (544 cavalli), molto più potenti di una macchina a gasolio. Certo ora resta da risolvere il problema dell’immagazzinamento dell’idrogeno, visto che una colonnina da 700 watt costa circa mezzo milione di €, un costo impossibile da sostenere per una macchina che ha una capacità di lavoro così limitata.
Si stima che per mettere in vendita il nuovo modello ci vorranno circa 4 anni, ma per una sostituzione del parco macchina ci vorrebbero circa 8 anni. Nella zona di Bolzano sono comunque già presenti mezzi (bus) a idrogeno. Il modello Husky invece, totalmente elettrico, ha autonomia di 4 ore con tempo di ricarica di 8 ore con corrente trifase, 3 fasi 400 v. Il tempo scende a 3 ore in caso di stazione di carica rapida 50 w (corrente continua). Un modello che permette di avere vantaggi di manutenzione e l’eliminazione del motore a combustione. Ma pure in questo caso occorre aspettare l’evoluzione del mercato.
Nei giorni scorsi incredibili nevicate hanno interessato la zona di Pontedilegno Tonale, ma in generale tutto l’arco alpino. Nella zona del ghiacciaio Presena le precipitazioni sono state a dir poco straordinarie, come è possibile vedere anche dalle immagini che sono state diffuse sui social del consorzio Pontedilegno Tonale.
In queste immagini si vede bene un mezzo battipista che è intento a scavare una sorta di trincea: da una parte una parete di neve alta diversi metri, e dall’altra il rifugio Panorama Glacier 3000 che è semi sommerso dalla neve.
Nella zona del Presena ci sono quindi oltre 6 metri di neve. Una massa imponente che ha avuto modo di accumularsi in questo periodo, e che avrà modo di compattarsi bene sul ghiacciaio, consolidandosi e dando quindi una mano a tutta la struttura che rischia di sciogliersi. Ricordiamo che questo ghiacciaio ogni estate viene ricoperto da speciali teli termici che impediscono ai raggi solari di intaccare la superficie ghiacciata. Un programma di salvataggio che è cominciato nel 2008, grazie ad un accordo tra la Provincia autonoma di Trento e della Carosello, società che fa parte del consorzio Pontedilegno-Tonale. Il telo ha una superficie di quasi 10 mila metri quadri.
La neve che è caduta negli ultimi giorni non ha interessato solo le Alpi, ma anche diverse zone degli Appennini, certo non con le stesse dimensioni delle nevicate che si sono registrate nella zona del Presena. Qui i mezzi sono in azione da giorni per cercare di farsi strada tra la neve, nell’operazione complessa di aprire dei passaggi. Le pareti di neve che derivano da questa operazione sembrano delle vere e proprie torri alte anche 6 metri.
A corredo delle immagini ci sono i commenti del Consorzio Pontedilegno Tonale: “Direttamente dal ghiacciaio Presena, oltre 6 metri di neve. Incredibile nevicata”, che sottolineano anche come il rifugio Panorama sia, appunto, ricoperto quasi interamente.

L’arrivo della neve nei primi giorni della stagione invernale è un momento molto importante per il ghiacciaio, perché appunto segna la fine delle sofferenze che il gigante bianco deve sopportare con il caldo estivo. Immaginiamo che i 6 metri di neve caduta in questi giorni rappresentino davvero una boccata d’ossigeno per il manto ghiacciato. Lo scenario è davvero bellissimo, quasi da favola oseremo dire, anche al Passo Tonale. Gli albergatori hanno lavorato duramente per cercare di liberare gli accessi alle proprie strutture.
Da una parte però queste abbondanti nevicate fanno rimpiangere i momenti in cui i turisti potevano affollare le zone di montagna. Un peccato che così tanta neve sia caduta infatti nell’anno in cui a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid non ci si possa spostare per sciare in tranquillità. Le strutture rimarranno chiuse almeno fino al 7 gennaio, così come indicato dal Dpcm.
Una nevicata di tali dimensioni a metà dicembre non si vedeva da tempo in queste zone, e negli ultimissimi giorni i fiocchi continuano a cadere. Speriamo che il meteo riservi belle sorprese anche per gennaio, quando in teoria si potrà tornare a sciare nel rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie.
Incredibile notizia che arriva dalla Val Gardena e che sconvolge il mondo dello sci nazionale e della stagione sciistica. La pista Saslong in questi giorni è infatti al centro dell’attenzione, perché qui si svolgeranno le gare di Coppa del mondo di sci alpino.
I gestori del resort e dei tre impianti che servono questa famosa pista della Val Gardena hanno però comunicato su Facebook una decisione incredibile: “vista la totale incertezza da parte della politica di prendere una decisione chiara concreta, logica, risolutiva e soprattutto umana, non aprendo per la stagione 2020/2021”. Questo il messaggio comparso sui social scritto in un italiano non proprio perfetto. La firma è proprio dello “Staff Saslong”, che mette il proprio nome alla fine del messaggio.
“Cari clienti ed appassionati di sci è la seconda e spero pure l’ultima volta che siamo costretti di dover comunicare un’altra triste notizia e questo dopo 51 anni di attività nel comparto sciistico. Le Funivie Saslong spa di Selva di Val Gardena hanno deciso, visto la totale incertezza da parte della politica di prendere una decisione chiara concreta, logica, risolutiva e soprattutto umana, non aprendo per la stagione 2020/2021. Noi non abbiamo bisogno che ce lo dica il Governo che dobbiamo chiudere o aprire siamo gente dotata di buon senso e carattere per capire ciò che dobbiamo fare e quando dobbiamo farlo. Già fin da marzo la nostra società aveva fatto presente, che visto la gravità di questa pandemia, la stagione estiva ed addirittura quella invernale fossero a rischio. Per la stagione estiva visto la poca lungimiranza della nostra politica non abbiamo subito una chiusura ma adesso visto il numero dei decessi e la pressione sugli ospedali se la ragione ed il buon senso prevarranno dovremmo accettare la rinuncia all’apertura degli impianti. Noi prima direttamente con il presidente della associazione esercenti impianti a fune Val Gardena Alpe di Siusi e dopo nell’ultima riunione del 27 novembre 2020 avevamo espresso serie perplessità sul possibile inizio di questa stagione e pesanti critiche sul modo di interpretare la situazione e sulle misure infantili e poco risolutive messe in campo. Evidenziammo come non si fosse parlato dell’aspetto più importante che era quello di rischiare di appesantire le strutture ospedaliere di Bolzano e Bressanone ma non siamo stati ascoltati. Inoltre quando stavamo arrivando ad enunciare la nostra idea per garantire a tutti i consorziati un indennizzo totale siamo stati zittiti da un consorziato che ci accusò di aver parlato già da troppo tempo, e visto che lui doveva assentarsi, ci invitò imperativamente di concludere. A quel punto comunicammo di non volere proseguire il nostro discorso, ci scusammo per le eventuali inutili considerazioni, per il tempo che avessimo fatto perdere e abbandonammo la riunione. La Saslong vuole dissociarsi completante dal consorzio esercenti impianti a fune Val Gardena Alpe di Siusi per la sua poca sensibilità verso il duro prezzo pagato da tutti i medici, infermieri, volontari che con il loro appassionato, professionale ed esemplare sacrificio hanno permesso a tutti noi di poter parlare ancora di cose puramente venali ed individualistiche. Noi non ci stiamo! Vogliamo che i nostri turisti ricordino la Val Gardena i gardenesi e la Saslong per il loro senso di responsabilità, sensibilità, altruismo e senso di solidarietà verso tutti i nostri connazionali che con questa pandemia hanno perso la vita o dei cari. Noi ci dissociamo da quelle riprese vedi “interviste al caminetto Val Gardena 26/11/2020” su you tube dove si parla solo di investimenti, passaggi, aperture a tutti i costi e dove si intervista un ristoratore impiantista che parla dei suoi costi e della volontà di aprire appena il governo autorizzasse detta apertura come fossimo dei cavalli alla linea di partenza di una corsa all’ippodromo. Non una parola di solidarietà non un momento di presa di coscienza del lavoro delle nostre strutture mediche ma solo difesa di propri interessi economici. Noi della Saslong non difendiamo solo il mancato guadagno degli uni ma dei “tutti”: albergatori, ristoratori, partite iva, piccole, medie, grandi imprese etc etc e purtroppo non sarà con questo governo né con un ‘altro che lo risolveremo perchè i politici parlano ma non hanno le capacità necessarie per trovare soluzioni che solo uomini di stato di primissimo piano potrebbero trovare. Abbiamo provato ad esporre la nostra soluzione anche al presidente della nostra provincia ma purtroppo visto i suoi molteplici impegni non ci siamo riusciti. Noi siamo totalmente contrari a qualsiasi tipo di finanziamento da parte dell’Europa in quanto tutti quelli che hanno subito le chiusure non vedrebbero una lira di quegli importi perché la burocrazia e la mala politica ne assorbirebbero la totalità degli importi. Bisognerebbe fondare un fondo assicurativo di emergenza europeo (che potrebbe anche essere a livello nazionale o regionale o comunale) dotato delle risorse necessarie (10.000 mld) finanziato dalla Bce (nel bilancio della Bce non figura come prestito ma bensì come partecipazione) per fare fronte alle richieste di risarcimento (utile netto più ammortamento più interessi) dirette dagli aventi diritto, il tutto certificato dai rispettivi commercialisti ed istituti bancari. L’importo non è a fondo perduto ma va reso in 15 anni a tasso del 0.2.%. Inoltre ognuno potrà scegliere di avere, in funzione delle proprie capacità di restituzione, il 100% oppure meno fino anche al 30% del mancato introito (utile netto più ammortamenti più interessi). È una semplice assicurazione solo che normalmente il premio si paga prima e poi si riceve l’indennizzo mentre qui si prende prima il rimborso del danno e poi si pagano i premi. Il vantaggio di ciò è che togliamo dal controllo della politica il flusso dei fondi. Vanno direttamente dal fondo assicurativo di emergenza europeo al beneficiario finale (partita iva, società etc etc). Non aumentiamo il debito pubblico perchè è un prestito praticamente erogato a soggetti che rimborsano in quanto sono aziende che lavorano e producono. Non è la soluzione data da un noto operatore economico in televisione che aveva proposto di finanziare il mancato guadagno delle imprese con debito pubblico obbligando solo le aziende a non distribuire utili per i prossimi 3/5 anni. Ciò è una stupidaggine in quanto non si può regalare per poi creare debito pubblico sulle spalle di tutti gli italiani. Ci auguriamo che il governo esca da questa ridicola pantomima dei colori e decreti come avrebbe già dovuto fare in ottobre un look down generale e riaprire con controlli serrati da parte dell’esercito e delle forze dell’ordine affinché si esca una volta per sempre da questa situazione. Ci scusiamo per la lunghezza del nostro esposto ma la decisione presa meritava qualche doverosa precisazione. Un pensiero a tutti gli Italiani ed un augurio di un Felice Buon Natale.
Team Saslong”
Un messaggio chiaro ed esplicito quindi, ed una presa di posizione che addolora enormemente tutto il mondo dello sci e della montagna.