Palizzata contro le frane USSITA – Sono in corso, da alcuni giorni, i lavori di consolidamento di un tratto di circa 60 metri dell’argine fluviale del torrente Ussita. Ad appaltare le opere è stata la Provincia a seguito di fenomeni di erosione dovuti agli eventi alluvionali dei mesi scorsi. In particolare, sulla parte sinistra dell’alveo il cedimento dei muretti d’argine ha prodotto anche una frana che ha interessato la sede stradale per un tratto di circa 20 metri all’interno del centro abitato. Il progetto, per un importo complessivo di 150 mila euro, prevede la sistemazione della zona franata attraverso la costruzione di una palificata in calcestruzzo. dal corriere adriatico
Speleologo annega nel torrente Garrafo
La vittima è l’abruzzese Massimiliano Ciotti. Lascia la moglie e una bimba di due anni
Speleologo annega nel torrente Garrafo
ACQUASANTA – Quella che doveva essere una domenica di sport in compagnia di un gruppo di amici si è trasformata invece in una tragedia. Massimiliano Ciotti, uno speleologo di 32 anni del Club Alpino di Pianella (Pescara) è morto annegato in un torrente mentre con altri quattro compagni, fra cui una donna, faceva addestramento nella zona delle Grotte del Rio Garrafo, nella frazione di Matera di Acquasanta Terme.
Secondo una prima frammentaria ricostruzione dei fatti, il gruppetto, che in totale era composto da una quindicina di persone che partecipavano all’escursione, si stava calando con delle corde lungo le pareti di una sorta di piccolo canyon, sopra il torrente Garrafo.
Lo speleologo “torrentista”, che lascia la moglie a una bambina di due anni, era il primo della cordata e sarebbe rimasto impigliato con lo zaino o con la corda in uno sperone di roccia, sott'acqua.
Nonostante gli sforzi non è riuscito a liberarsi. Quando è stato trascinato fuori dal torrente le sue condizioni erano ormai disperate.
Sul posto intanto erano accorsi altri speleologi del soccorso di Acquasanta e Ancona, volontari del Cai di Ascoli Piceno, una squadra speleo-alpinistica dei vigili del fuoco ascolani, i carabinieri di Arquata del Tronto e agenti della polizia di Ascoli ed anche due ambulanze del 118.
In un primo tempo si era temuto che ci fossero altre persone ferite, o disperse, ma poi l’allarme è rientrato. Sulla base del rapporto delle forze dell’ordine la Procura di Ascoli aprirà una inchiesta per accertare le cause della morte dell’uomo ed eventuali responsabilità nella tragedia che ha stroncato la vita al trentaduenne abruzzese.
“E’ accaduto tutto in pochi istanti – racconta Pier Matteo Costantini responsabile del soccorso alpino della sezione del Cai di Ascoli, ancora scosso per l’accaduto – Erano circa le 16.30 quando Massimiliano si è calato nel torrente da solo. Probabilmente un vortice lo ha trascinato giù e la corda dello zaino si è impigliata ad una roccia non dandogli scampo”.
“Nessuno si era accorto di nulla e quando il secondo torrentista è sceso in acqua, non vedendolo risalire, Ciotti – dice ancora Costantini – era già in condizioni disperate. Poco dopo ha cessato di vivere nonostante i tentativi di rianimarlo”.
“Ora – continua al telefono il responsabile del soccorso alpino del Cai – stanno indagando i carabinieri e tra poco, una volta arrivata l’autorizzazione, la salma sarà rimossa e trasportata all’obitorio”. Il cadavere infatti è stato portato via verso le ore 20. E’ facile presumere che il magistrato competente per territorio ordinerà anche un esame autoptico per avere tutti gli elementi necessari all’inchiesta. I compagni del giovane sono ancora sotto shock. C’è chi parla di “assurda sfortuna”, chi “di una incredibile fatalità”. Altri tacciono vinti dal dolore.
Il torrente Garrafo è noto per la sua acqua limpida ma anche gelida dove prosperano le trote Fario che richiamano, soprattutto la domenica, molti appassionati e anche pescatori di frodo alla ricerca del famoso gambero rosso di fiume, un specie in via di estinzione.
Corriere Adriatico 19/6/2006
Il giallo dei Sibillini
Dna, riconosciuti i resti della Guerin
Il professor Venanzi: «Contatterò il marito della baronessa De Rothschild»
di ROSALBA EMILIOZZI
CAMERINO C’è «compatibilità genetica». Dopo ventiquattro anni il Dna ha consentito il riconoscimento dei resti di Gabriella Guerin. Le ossa conservate nel cimitero di Ronchis (Udine) sono con certezza della cuoca friulana scomparsa il 29 novembre del 1980 sulle montagne di Sarnano, con l’inglese Jannette Bishop May, moglie divorziata del potente banchiere Evelyn De Rothschild. I corpi, anzi gli scheletri delle due quarantenni, e le loro borse vennero rinvenuti il 27 gennaio dell’82 vicino al cimitero di Podalla, a Fiastra. Era in un bosco, sparpagliati in un’area di 200 metri quadrati. Spuntarono dodici giorni dopo che il marito di Jeannette mise una taglia di 250 milioni di vecchie lire.
I resti della baronessa inglese vennero riconosciuti grazie a una radiografia della mandibola e poi cremati; le ossa della Guerin furono restituite alla famiglia, che non le ha mai riconosciute ufficialmente. Fino ad oggi.
E’ terminato, infatti, il lavoro del professor Franco Maria Venanzi, docente di Diagnostica molecolare forense presso l’Università di Camerino. Il 16 febbraio scorso, dopo che la Procura di Camerino aveva dato il nulla osta, è stata aperta l’urna della Guerin, e le ossa sono state consegnate al docente, esperto di Dna. E’ di questo giorni il risultato delle analisi: tra i reperti e i capelli di Caterina Guerin, sorella della defunta, c’è «piena compatibilità genetica». Del risultato è stata informata la Procura di Camerino.
Un primo obiettivo della ricerca è stato centrato ed è stato anche materia di tesi di laurea. La dottoressa Monica Castellucci, collaboratrice alla cattedra di Diagnostica molecolare forense, si è laureata la settimana scorso con la tesi: “Cold case, fascicolo numero 2736/1980 Procura della Repubblica di Macerata: tracce genetiche mitocondriali”.
Avevano progetti più ambiziosi la tesi e lo stesso professor Venanzi: scoprire il Dna di Jannette May, ufficialmente estinto in quanto tutti i suoi parenti sono morti e la donna non ha avuto figli. Il docente contava di trovare tra i resti della Guerin anche qualche frammento osseo della May (erano le stesse perizie a parlare di ossa parzialmente frammiste). Ma così non è stato.
«Non mi do per vinto dice il professor Venanzi voglio contattare Stephen May, marito di Jannette, per vedere se avesse conservato una ciocca di capelli, in modo da poterne ricavare il Dna». Perché, ne è convinto il docente, la verità non è lontana da Podalla e solo con le «tracce genetiche c’è una possibilità di far luce sulla vicenda».
Il giallo dei Sibillini è un caso irrisolto. Le indagini, condotte dall’allora giudice istruttore Alessandro Iacoboni, esplorarono varie piste: dall'incidente di montagna al delitto (mafia, riciclaggio di oggetti d'arte), fino a ipotizzare intrecci con il furto da Christhie's a Roma e con gli ambienti di Sergio Vaccari, l'antiquario italiano ucciso a Londra, e Roberto Calvi. Inchiesta difficile, che non poteva contare su tecniche moderne, finita con un «verdetto aperto».
Dal Messaggero del 13 Giugno 2006
Skyrace tra i Sibillini
Penalità ai concorrenti per ogni comportamento che l’organizzazione valuti come turbativo dell'ecosistema dell’ambiente
Domenica la terza edizione della skyrace “Ratti” con atleti provenienti da tutta Italia.
Di corsa sulle cime dei Sibillini
Si parte da Castelluccio e si arriva ad Arquata, dopo 45 chilometri
ARQUATA – Immaginate le cime più alte dei nostri Sibillini, lo splendido scenario del Lago di Pilato e la sua famosa valle glaciale, l'impressionante discesa delle “Svolte” verso Foce, i boschi secolari del Banditello, la salita mozzafiato sull'Imbuto del Vettore. Tutto questo in 45 chilometri di corsa, 6.500 m di dislivello e almeno sei ore di impegno fisico al limite delle possibilità umane. E' questa la gara che attenderà gli appassionati di skyrunning domenica, con partenza da Castelluccio di Norcia alle ore 7 e arrivo al campo sportivo di Borgo di Arquata.
Rispetto alle due passate edizioni, che hanno visto la partecipazione di specialisti provenienti da tutta Italia, quest'anno il percorso è stato reso dagli organizzatori (le “Anime Verticali” ed il “Club Amici della Montagna”) ancora più impegnativo e selettivo: Castelluccio, strada provinciale sino al bivio per la Capanna Ghezzi, carrareccia sino all'omonima Capanna Ghezzi (1500 m), sentiero per il Passo di Palazzo Borghese (2057), Forca Viola (1939), discesa sino al lago di Pilato, ancora discesa fino al Piano della Gardosa, Foce (945), sentiero per la Forca del Banditello (1800), discesa alla Fonte del Pastore (1500), risalita al Monte Vettore per il sentiero del grande imbuto, cima del Vettore (2478), discesa al bivacco Zilioli, discesa per l'omonimo sentiero a forca di Presta (1534), discesa per il sentiero della “botte” fino alla Rocca di Arquata, attraversamento del paese ed arrivo al campo sportivo di Borgo di Arquata.
Nell'organizzazione concorrerà l'esperienza della guida alpina Tito Ciarma, direttore di corsa, dei volontari del Cai di Amandola, della Protezione Civile di Arquata, del Soccorso Alpino delle stazioni di Ascoli e Montefortino, e del personale della Fisps che curerà i collegamenti con il ponte radio per ogni evenienza sanitaria.
La Skyrace dei Monti Sibillini, dedicata alla memoria del grande alpinista Vittorio Ratti, è una competizione a bassissimo impatto ambientale, i concorrenti percorreranno infatti i 45 chilometri del percorso in totale autonomia, sia per i rifornimenti di acqua che per l'alimentazione; gli atleti sono tenuti a portare tutto l'occorrente con sé, essendo previsti due soli rifornimenti ufficiali di acqua, a Foce di Montemonaco ed a Forca di Presta, ove l'organizzazione rimuoverà ogni eventuale rifiuto. Sono inoltre previste penalità insindacabili per ogni comportamento dei concorrenti che l'organizzazione valuti turbativo dell'ecosistema del Parco.
La manifestazione è resa possibile grazie alla collaborazione del Parco dei Monti Sibillini e dei Comuni di Norcia, Montemonaco ed Arquata, quest'ultima in particolare ospiterà, nello splendido scenario della Rocca, il consueto briefing con gli atleti il giorno precedente la gara.
Gli appassionati di montagna potranno godere degli splendidi scorci del Parco seguendo la competizione lungo il tracciato. Per informazioni consultare il sito www.animeverticali.com al link Skyrace dei Monti Sibillini-Trofeo Vittorio Ratti.
Corriere Adriatico 13\3
Frontignano Due milioni per la nuova seggiovia
Ruspe all’opera sui monti
Frontignano Due milioni per la nuova seggiovia
USSITA – Con l’estate che deve ancora entrare nel pieno, ad Ussita, si pensa già alla prossima stagione invernale.
La stazione sciistica del piccolo comune montano, infatti, sta per aprire un nuovo capitolo della sua storia. Nei giorni scorsi, infatti, è stato firmato il contratto per la costruzione della nuova seggiovia Pian dell’Arco- Belvedere, a Frontignano.
Si tratta di un’opera che renderà più moderna e maggiormente funzionale la località sciistica, per la gioia dei tanti appassionati di sport invernali, ma anche di escursioni e gite in alta quota, del territorio. La ditta che eseguirà i lavori sarà la Doppelmayer di Bolzano. Dopo le abbondanti nevicate dell’inverno appena trascorso, dunque, si prepara già la prossima stagione, sulla scia dell’entusiasmo generato dalle ultime annate favorevoli in fatto di presenze turistiche. Già da tempo l’amministrazione si era prodigata per la costruzione della nuova seggiovia, reperendo gran parte dei fondi necessari a sostenere la spesa. Si tratta di una seggiovia quadriposto ad ammorzamento fisso che verrà realizzata per un importo di circa 2 milioni di euro. Gli scavi avranno inizio entro il mese di giugno. Dal Corriere adriatico del 07-06-06.
Nuovi Impianti a Monte Piselli, Marche e Abruzzo verso l’accordo
Incidente sulle Alpi Svizzere per Fanesi
L’incidente è avvenuto sulle Alpi svizzere, il professore si era trasferito da anni a Novara
Precipita in un burrone, muore Fanesi
ASCOLI – Il Club alpino ascolano è in lutto. Carlo Fanesi, fratello del popolare Peppe, da anni residente a Novara ha perso tragicamente la vita, sabato scorso, in un incidente verificatosi sulle Alpi svizzere. Fanesi, appassionato di montagna come il fratello, assieme ad un compagno stava effettuando una salita scialpinistica sulle Alpi Svizzere, quando per cause imprecisate (si sospetta una distrazione o un malore) è scivolato durante la fase di salita di un ripido pendio ghiacciato non riuscendo ad arrestare la sua corsa, precipitando a valle per circa quattrocento metri.
Lunghe e complesse sono state le operazioni di recupero della salma da parte del soccorso alpino svizzero. Sulla ricostruzione del tragico accaduto la polizia elvetica ha avviato le indagini dovendosi basare sull’unica testimonianza dell’amico che lo ha visto svanire nel vuoto. L’incidente è avvenuto in località Sengciuppà ad un’altezza di 3600 metri di altitudine.
Quando sul posto è intervenuta un’ eliambulanza che lo ha trasportato nel più vicino ospedale purtroppo non c’era più nulla da fare. L’alpinista ascolano è spirato poco dopo.
Carlo Fanesi aveva sessantuno anni e si era trasferito da tanto tempo a Novara dove risiedeva con la moglie Maria Rita Taffoni e le figlie Elisabetta e Laura. Da poco tempo in pensione, aveva insegnato chimica presso l'Istituto Tecnico Industriale del capoluogo. Si era iscritto al Club alpino di Ascoli da giovanissimo e pur vivendo lontano dalla sua città natia da decenni aveva voluto sempre mantenere l'iscrizione mai recidendo il cordone che lo legava alle Cento Torri. Fanesi tornava spesso in città per trovare i familiari e nell’occasione partecipava anche a qualche attività alpinistica.
Il suo nome è legato a quello del fratello Peppe, purtroppo scomparso qualche anno fa, per un’impresa leggendaria all’inizio degli Anni Settanta. Insieme ad altri cinque ascolani parteciparono alla spedizione “Città di Ascoli” che nel 1972 conquistò la vetta del M6 una montagna di oltre 6000 metri nella catena dell'Hindukush afgano.
Nel corso di questi anni Carlo Fanesi non aveva mai smesso di andare in montagna e frequentare le cime di tutto l'arco alpino. La sua passione, oltre alla scuola e alla montagna era anche il volontariato. Ha fatto parte dello staff della “Goletta verde” e recentemente aveva partecipato ad una missione umanitaria in Africa.
La notizia del tragico incidente sulle Alpi Svizzere si è diffusa in città in ritardo, solamente nella giornata di ieri. Nonostante la lontananza Carlo aveva numerosi amici a cominciare dal presidente del Cai Dario Nanni. Aveva saputo trasmettere ai familiari il grande amore per la montagna a cominciare dal nipote Tito Ciarma che è oggi uno dei più apprezzati e stimati esponenti del Cai. I funerali di Carlo Fanesi si terranno mercoledì a Novara dopo la conclusione di tutti gli esami autoptici e successivamente le spoglie dell’alpinista verranno riportate nella nostra città. Su sua espressa disposizione testamentaria sarà cremato e l’urna sarà deposta nella tomba al fianco dell’amata madre al cimitero di Borgo Solestà.
Corriere Adriatico 6\06\06
Le iniziative del CAI di Amandola per i giovani.
Alpinismo giovanile con bussola e cartine topografiche. Allievi come Indiana Jones
AMANDOLA – E’ iniziata con gran successo l’attività di alpinismo giovanile della sezione Cai di Amandola condotta dagli operatori qualificati Noemi Bernabei e Flavio Giannini, coadiuvati da Paola Andreozzi e da altri soci. Il primo approccio è stato con l’arrampicata, presso la struttura collocata nell’Istituto Tecnico Commerciale “E.Mattei”. I ragazzi e le ragazze della prima e seconda media hanno provato il brivido e l’emozione di salire su una parete artificiale con le dovute dotazioni di sicurezza, sempre sotto il controllo degli istruttori. A questa esperienza è seguita l’escursione da Garulla a Campolungo, con il divertimento dell’orientering. I ragazzi armati di bussola e carta topografica, dopo una breve lezione sulla materia, hanno portato a termine l’escursione individuando tutti i punti che erano stati assegnati. L’attività è rivolta a ragazzi/e tra 8 e 17 anni. Stilato un programma di uscite lungo tutto l’arco dell’anno;dalle escursioni, alle gite in mountain-bike, all’arrampicata in falesia, all’escursione su neve con ciaspole e sci. Per chi fosse interessato ricordiamo che la Sede sociale in via Damiano Chiesa 4, è aperta tutti i venerdì sera dalle 21,30 alle 23,00. Il programma escursionistico 2006 e tutte le informazioni reperibili presso la sede sociale o leggendole nella bacheca in Piazza Risorgimento.
Corriere Adriatico 6\06\06
Imbiancate le vette dei monti Sibillini
Gli abitanti di Bolognola si sono svegliati con le cime sopra la Pintura completamente coperte di neve
Imbiancate le vette dei monti Sibillini
Sorpresa a giugno: invece di sole e caldo, colpo di coda dell’inverno
BOLOGNOLA – Primo giorno di giugno con sorpresa: è tornata la neve sui monti per l’entroterra maceratese.
Ieri mattina, infatti, gli abitanti di Bolognola si sono svegliati con una straordinaria sorpresa: le cime sopra la zona di Pintura erano completamente imbiancate come non succedeva da diverse settimane.
Un colpo d’occhio di sicura suggestione, soprattutto in considerazione della stagione, ma anche un fenomeno che non ha entusiasmato più di tanto gli abitanti della zona. Dopo soli tre giorni quasi estivi, infatti, le temperature sono tornate a scendere, spegnendo l’entusiasmo di quanti avevano ormai creduto di essere nel pieno della bella stagione.
Anche sulle vette che sovrastano Ussita, nella zona delle piste da sci, si è visto qualche fiocco, con la neve che è tornata a cadere pure nella giornata di ieri.
Ovviamente, si tratta di precipitazioni di scarsa entità e che hanno riguardato solo le zone al di sopra dei 1300 metri. Comunque, si tratta pur sempre di un fenomeno decisamente inusuale, visto che si è ormai giunti alle porte dell’estate. Quest’anno, quindi, la neve sembra non voler abbandonare le montagne, dopo un’invernata rigidissima e ricca di precipitazioni che hanno permesso agli appassionati di sciare fino a primavera.
Le vette dei monti Sibillini, dunque, sono tornate a coprirsi di neve, mentre, a valle, la pioggia è caduta incessantemente per tutta la giornata di ieri.
Se sui monti si è rivista la neve, infatti, meglio non è andata nei vari comuni del territorio, alle prese con un freddo novembrino.
Vento, temperature piuttosto basse e tanta pioggia. Condizioni, queste, che hanno creato non pochi disagi al territorio, soprattutto per quanto riguarda la circolazione stradale. Il grande traffico dovuto all’avvicinarsi di questo primo ponte di giugno, infatti, ha subito rallentamenti a causa del manto stradale, reso molto insidioso dalla pioggia. Per fortuna, ad esclusione di qualche piccolo incidente, non si sono registrate situazioni di particolare gravità per le persone e le cose.
Disagio, invece, per quanti avevano deciso di raggiungere le spiagge della costa in questi tre giorni di vacanza. Le temperature, decisamente basse, hanno costretto molti a desistere, con l’inverno che sembra essere tornato all’improvviso. Via gli ombrelloni e fuori gli ombrelli, dunque, per gli abitanti dell’entroterra maceratese che hanno dovuto, loro malgrado, rimettere mano agli armadi per riprendere giacche a vento e cappelli.
Comunque, almeno stando alle previsioni degli esperti, nei giorni a seguire le condizioni meteo dovrebbero tornare sullo standard di questo periodo, con il cielo che tornerà presto azzurro e le temperature che saliranno di nuovo.
Ancora qualche ora di brutto tempo, dunque, e poi sarà davvero estate.
dal Corriere Adriatico del 2/06
Le aree protette delle Marche
Qui sono oltre 86 mila gli ettari tutelati anche per legge
Un territorio molto protetto
MACERATA – Le aree protette delle Marche occupano 86.630,54 ettari di terra, pari circa all’8% dell’intero territorio regionale. Il sistema regionale tutelato è costituito da due parchi nazionali: quelli dei Monti Sibillini e del Gran Sasso e Monti della Laga. Poi ci sono i quattro parchi regionali: Monte Conero, Sasso Simone e Simoncello, Monte San Bartolo e Gola della Rossa e di Frasassi. Ci sono inoltre due riserve naturali: Montagna di Torricchio e Abbadia di Fiastra.
Tra le aree protette ci sono anche due Oasi del Wwf: quelle di Ripa Bianca di Jesi e del Bosco di Frasassi. A queste aree protette istituite dallo Stato con la legge n. 394/1991 e dalla Regione Marche con la legge 15/1994, si aggiungono altre aree finalizzate alla conservazione della natura come gli ottanta siti Bioitaly, le aree floristiche protette, le Zps (Zona di protezione Speciale individuate in base alla Direttiva europea per la tutela degli Uccelli), le oasi di protezione della fauna istituite dalle Province.
Corriere Adriatico 2/06






