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Purtroppo la fiera Prowinter 2020 (26esima edizione) non si terrà a causa della pandemia Coronavirus. L’ufficio stampa della Fiera Bolzano SpA ha comunicato la decisione presa dal consiglio di amministrazione. Queste sono le parole di Armin Hilpold, Presidente del Cda di Fiera Bolzano SpA:
“Nei suoi 72 anni di storia, Fiera Bolzano non ha mai vissuto una situazione simile. Siamo molto dispiaciuti, ma dopo aver valutato intensamente tutte le opzioni, questa è l’unica decisione responsabile da prendere. Desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato duramente alla preparazione delle manifestazioni e non vediamo l’ora di continuare a lavorare con i nostri partner sul mercato, per promuovere e rafforzare l’economia locale e nazionale.”
In questo momento anche l’industria fieristica è messa a dura prova a causa del Coronavirus, l’associazione fieristica internazionale UFI, di cui fa parte anche Fiera Bolzano, dichiara che sono state annullate oltre 500 fiere che erano già state programmate con una conseguente perdita di fatturato che ammonta a 23 miliardi di euro.
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L’azienda Manifattura Mario Colombo che produce il noto marchio Colmar ha donato come altre aziende della provincia di Monza-Brianza in occasione della raccolta fondi online organizzata dall’associazione Brianza per il Cuore Onlus a sostegno del reparto di rianimazione dell’ospedale San Gerardo di Monza.
La Colmar ha donato 100.000 euro per aiutare l’ospedale brianzolo che come altre strutture ospedaliere sta affrontando l’emergenza causata dal virus Covid 19 (Coronavirus).
Dallo scorso 16 marzo i negozi del marchio Columbia, come deciso dalla sede centrale sono stati chiusi in tutta Europa a causa del Coronavirus al fine di proteggere tutti i dipendenti e la clientela.
Ecco il comunicato ufficiale:
“Dal 1938, Columbia lavora nel rispetto del benessere dei suoi dipendenti, degli consumatori e di tutta la comunità è anche grazie a questo se è riuscita a superare molti periodi di crisi – recita la comunicazione del Ceo EMEA di Columbia, Matthieu Schegg – Oltre alla chiusura dei negozi, abbiamo predisposto le misure necessarie per ottemperare alle raccomandazioni sanitarie e in materia di sicurezza delle autorità sanitarie in tutto il mondo. Le nostre sedi amministrative rimangono aperte per poter assicurare assistenza ai clienti con i minori disagi possibili”.
Per chi desiderasse acquistare Columbia online può visitare il loro negozio ufficiale
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Dopo la chiusura di tutte le località sciistiche sulle Alpi ora anche negli Usa (Stati Uniti d’America) hanno iniziato a chiudere gli impianti e piste delle più grandi stazioni sciistiche al fine di fronteggiare al meglio l’avanzata della pandemia causata dal Coronavirus (COVID-19). Tra queste spiccano due aziende che gestiscono ciascuna decine di comprensori sciistici: Vail Resorts ed Alterra Mountain Company.
La prima azienda è Vail Resorts che nel 2020 conta la gestione di ben 37 comprensori divisi in 15 stati (Whistler Blackcomb – Canada), Vail Beaver Creek, Breckenridge, Park City, Keystone, Crested Butte,West Heavenly, Northstar, Kirkwood). La comunicazione ufficiale è arrivata dal loro ufficio stampa ed ha parlare è il ceo (amministratore delegato) di Vail Resorts, Rob Katz.
Rob Katz ha annunciato che in tutti le skiarea verranno chiusi gli impianti ed i negozi fino al 22 marzo. Nel frattempo valuterà se è il caso di prolungare la chiusura. Gli hotel rimarranno aperti per ospitare i turisti in vacanza e chi abbia già prenotato ma non potranno più accettare nuove prenotazioni. Per quanto riguarda i dipendenti verranno pagati regolarmente e solo i dipendenti degli uffici continueranno a lavorare da casa. Rob Katz inoltre ha dichiarato che i rimborsi saranno possibili per le scuole sci, noleggi, hotel mentre per quanto riguarda il rimborso dello skipass Season Pass e Epic Day Pass sono ancora al lavoro per trovare una soluzione e forse emetteranno un voucher da utilizzare nella prossima stagione sciistica.
Stesso discorso vale per il secondo gigante dello sci negli Stati Uniti l’Alterra Mountain Company. La comunicazione ufficiale recita “Osservando lo scenario creato dall’emergenza del Coronavirus abbiamo deciso per la sicurezza e salute dei nostri dipendenti e clienti di chiudere tutti gli impianti ed attività situate nei comprensori sciistici gestiti (Steamboat Winter Park in Colorado, Squaw Valley Alpine Meadows, Mammoth Mountain, June Mountain and Big Bear Mountain Resort in California, Stratton and Sugarbush Resort in Vermont, Snowshoe in West Virginia, Mont Tremblant, Blue Mountain, CMH Heli-Skiing & Summer Adventures in Canada, Crystal Mountain nello stato di Washington, Deer Valley Resort and Solitude Mountain Resort nello Utah fino a data da destinarsi”.
La località sciistica di La Thuile situata in Valle d’Aosta è al primo posto nel mondo per produzione di elettricità rinnovabile. Grazie al programma idroelettrico messo a punto negli ultimi anni permette al suo sistema di cannoni sparaneve artificiale di produrre contemporaneamente corrente elettrica.
I numeri parlano chiaro, la produzione di energia elettrica tramite sistema di innevamento programmato o come viene anche definito artificiale si è attestata a 4,8 milioni di kWh (4,8 GWh).
Ma come funziona la produzione di elettricità con i cannoni del sistema di innevamento?
Il funzionamento è molto semplice infatti si utilizza la normale forza dell’acqua situata all’interno delle tubazioni dell’impianto. Questa acqua va a spingere contro due turbine che ruotando producono energia elettrica la quale viene immediatamente immessa nella rete gestita dall’azienda Compagnia Valdostana delle Acque (CVA-Compagnie des Eaux du Val d’Aosta).
Impianti di neve artificiale consumano meno elettricità di quanta ne producono?
Si è tutto vero gli impianti di innevamento artificiale situati sulle piste della stazione sciistica di La Thuile producono mediamente il 20% in più della corrente necessaria ad alimentari tutti i macchinari impiegati nella produzione della neve.
Quello di La Thuile è un esempio sicuramente da imitare per rendere sempre più sostenibile gli sport invernali.
Succede nel comune di Sarnano situato nelle Marche e noto oltre che per essere un paese bandiera arancione anche per i suoi impianti sciistici che si estendono nelle skiarea di Sassotetto e Santa Maria Maddalena.
Qui gli sciatori non si rassegnano al Coronavirus che costringe tutto il popolo italiano a rimane a casa.
Nella foto inviata da Gianluca Mancini un vero appassionato di sci, si può vedere che è possibile sciare in casa con un po’ di fantasia.
Il recente Decreto del Governo per arginare la diffusione del Coronavirus (pandemia covid-19) ha sancito la chiusura di tutti gli impianti sciistici italiani, compresi quelli nella Valle d’Aosta, proprio al confine con la Francia.
Molte persone, incuranti del pericolo, attraversano il confine e si recano a sciare nella nazione vicina.
Gli italiani vanno a sciare a Chamonix in Francia
Misure straordinarie
dunque per frenare la pericolosità del Coronavirus, ma non tutti gli
italiani sembrano capire bene la situazione, e decidono di
attraversare il confine per andare a sciare in Francia. Stefano
Aggravi, consigliere regionale della Lega in Valle d’Aosta scrive su
Facebook: “Mi chiedo se non sia il caso di chiudere il Tunnel
del Monte Bianco al traffico turistico”.
I turisti che risiedono a Courmayeur o nelle località della piccola regione del Nord Italia hanno quindi deciso deliberatamente di non curarsi dei decreti governativi e di proseguire con la loro passione per lo sci in Francia, dove gli impianti restano aperti. Non solo, dall’oltralpe giungono inviti agli italiani per attraversare il confine, dove gli alberghi non sembrano avere paura del Coronavirus.
Ad alzare la voce e
a protestare sono stati per primi proprio gli albergatori della Valle
d’Aosta, in particolare quelli di Courmayeur, dove le strutture sono
regolarmente e giustamente chiuse, come nel resto d’Italia. Se a
pochi km di distanza ci sono infatti impianti ed alberghi aperti,
l’efficacia ottimale delle limitazioni rischia di essere molto
limitata.
Anche Roberto Luboz
critica la promozione dell’impianto di La Rosiére: “A cosa
serve una Comunità Europea che permette ad una stazione sciistica
confinante con un paese in zona rossa a pubblicizzare la propria
apertura fino al 24 aprile?”. Della stessa idea la Presidente
del Consiglio Valle Emily Rini: “Che senso ha, allora, aver
chiuso tutti i nostri impianti se poi c’è chi va a sciare Oltralpe,
ad appena qualche chilometro da noi?? Vista l’emergenza occorre uno
sforzo maggiore di responsabilità, prima di tutto da parte delle
persone. Ci si sposti solo per comprovate ragioni di lavoro o di
salute. Le Forze dell’ordine stanno facendo tutto il possibile per
fare rispettare le prescrizioni, con un lavoro estenuante, mettiamo
tutti in prima linea il buon senso e aiutiamoli”.
Le segnalazioni arrivate in questi giorni sono tante purtroppo, e parlano davvero di impianti sciistici francesi come Chamonix al confine con la Francia letteralmente presi d’assalto da italiani e turisti stranieri incoscienti.
Va sottolineato come tutto il mondo dello sci e della montagna aveva deciso di fermarsi prima ancora del decreto governativo del 9 marzo, e tutte le regioni avevano agito singolarmente per operare le chiusure dei propri impianti così da limitare il rischio di contagi. Scelte di sicuro sofferte e che avranno notevoli ripercussioni sull’economia delle strutture, ma scelte necessarie.
Chi sta creando questi problemi?
La maggior parte
delle persone che sta creando problemi al confine sono piemontesi e
lombardi che sono in vacanza o che sono rientrati nelle seconde case,
per vivere gli ultimi giorni di questa stagione, come da abitudine.
In Val Ferret c’è un traffico eccessivo in questi giorni,
paragonabile a quello del mese di giugno. I turisti arrivano e poi
decidono di andare in Francia a sciare, fare pranzo nelle baite,
prendere spritz e poi tornare a Courmayeur.
La Regione Valle
d’Aosta ha deciso di potenziare i controlli grazie all’intervento del
Corpo Forestale in sostegno alla polizia locale. Stefano Miserocchi,
sindaco di Courmayeur, ha lanciato un appello: “È fondamentale
che i turisti e i non residenti ancora presenti sul territorio di
Courmayeur facciano ritorno alle loro località di origine nel più
breve tempo possibile. Ci sono ancora troppi incoscienti che stanno
prendendo sottogamba la grave situazione in cui stiamo vivendo”.
L’appello non è stato però sufficiente, tanto che il Comune ha
emanato un’ordinanza per limitare l’accesso alla Val Ferret.
In realtà la
località di Courmayeur non è la sola dove si riscontra questo
problema con cittadini che non rispettano le regole. Nelle mattinate
scorse tre turisti stavano facendo scialpinismo a Madonna di
Campiglio, giunto da fuori regione nonostante i divieti. L’allarme è
stato dato ai Carabinieri da alcuni residenti.
Vogliamo ricordarvi
che in questi giorni sono sconsigliati gli spostamenti, anche minimi,
se non strettamente necessari. Ogni attività in quota è
sconsigliata, e il Soccorso Alpino ha sottolineato l’importanza di
evitare ogni rischio che possa impegnare il personale medico.
Purtroppo a causa della pandemia di Coronavirus (anche chiamato Covid-19) già sapete è terminata in anticipo la stagione 2019/2020 in tutte le località sciistiche italiane del nord, centro e sud Italia.
Dolomiti superski ha comunicato lo scorso 9 marzo che per contrastare l’avanzata del contagio da Coronavirus ha deciso di effettuare la chiusura anticipata di tutte le stazioni situate nelle seguenti valli:
Come fare per avere rimborso skipass Dolomiti superski causa coronavirus
Il comprensorio Dolomiti superski ha deciso di rimborsare totalmente lo skipass per le giornate in cui sia stato inutilizzato, stiamo parlando degli skipass plurigiornalieri. Sono due le modalità di rimborso vediamo cosa si deve fare:
I clienti dovranno rivolgersi alle biglietterie/punti vendita Dolomiti superski esibendo lo skipass acquistato ed il documento di identità valido. Per chi avesse acquistato il biglietto online basterà inviare una email con il voucher d’acquisto ricevuto al seguente indirizzo di posta elettronica: info@dolomitisuperski.com Mentre stiamo scrivendo questo articolo non sono state comunicate le istruzioni per il rimborso degli skipass stagionali.
Anche Bormio ski ha deciso di procedere con il rimborso degli skipass ecco come procedere:
A causa della pandemia Coronavirus sarà possibile avere il rimborso della somma pagata per l’acquisto dello skipass di Bormio ski non utilizzato inviando una mail a info@bormioskipass.eu.
Come nelle località del nord Italia anche Roccaraso ha comunicato le modalità di rimborso dei biglietti Skipass Alto Sangro
Anche nel comprensorio sciistico di Roccaraso a causa dell’emergenza Coronavirus impianti e piste chiuse da alcuni giorni e l’azienda che gestisce gli impianti ha fatto sapere che tutti gli sciatori potranno richiedere il rimborso dello skipass inviando alla seguente email roccaraso@altosangro.net la scansione dello skipass, l’iban ed il nome del beneficiario. I clienti che faranno la richiesta come sopra descritto riceverannno un voucher che darà diritto di avere lo stesso tipo di skipass valido per la prossima stagione sciistica.
I carabinieri di Resia hanno effettuato un intervento davvero insolito, quando nel corso di un servizio di vigilanza e assistenza all’interno delle piste del comprensorio sciistico di Belpiano, un continuo abbaiare li ha attirati.
I carabinieri soccorrono il cane in auto vicino le piste da sci
Un cane era stato lasciato all’interno di un’auto parcheggiata vicino alle piste da sci. Il veicolo aveva targa tedesca ed era stata lasciata al sole. Il cane all’interno, solo, era di grossa taglia e di razza bracco. L’animale abbaiava per attirare l’attenzione, e dopo aver visto i militari si è subito tranquillizzato.
Molti testimoni hanno affermato di aver visto il cane solo nell’auto per almeno un’ora, e sul parabrezza era già stato lasciato un biglietto con un messaggio rivolto ai padroni, in cui si censurava il comportamento. I carabinieri hanno atteso per molto tempo l’arrivo dei proprietari, dopo aver accertato che l’animale non correva pericolo di vita. I militari hanno poi proseguito il loro servizio sulle piste facendo pervenire sul posto un altro collega.
I suoi proprietari erano a sciare sulle piste ed ora sono stati denunciati
L’assenza dei turisti tedeschi si è protratta per oltre 4 ore, e solo nel tardo pomeriggio i due proprietari sono stati rintracciati, facendo ritorno all’auto. I due sono stati identificati: un uomo di 57 anni ed una donna di 55 anni, che per l’intera giornata erano stati impegnati a sciare sulle piste. sono stati entrambi denunciati per abbandono di animale alla Procura della Repubblica di Bolzano, e l’animale è stato liberato e reidratato.
In tempi di Coronavirus succede davvero di tutto. Anche che un uomo di 50 anni di Vo’ Euganeo, negativo al virus, si allontani dalla zona rossa per recarsi in Trentino a sciare. Peccato che la breve vacanza non sia andata proprio come sperava, e le autorità si sono accorte di lui.
Ha cinquant’anni, ed
era in quarantena nel comune di Vo’ Euganeo a causa del Coronavirus.
L’uomo era negativo al test, ma doveva comunque rimanere isolato nel
proprio comune in questo periodo. Invece ha deciso di allontanarsi
per andare a sciare in Trentino.
Nel corso delle sciate però una brutta caduta gli ha provocato la frattura della gamba. L’intervento dei medici ha reso possibile il riconoscimento dell’uomo, che è stato così segnalato ai carabinieri e alla procura.
Scoperto dai medici che lo hanno soccorso
Forse senza la
caduta nessuno si sarebbe accorto di nulla: dopo la caduta l’uomo è
stato accompagnato all’ospedale di Cavalese, e nella registrazione
dei dati di accesso, è emerso che il paziente (negativo comunque
alla malattia, lo ricordiamo), provenisse proprio dal Comune padovano
in cui si è registrato il primo morto italiano a causa del
Coronavirus.
Una volta effettuati
tutti gli accertamenti d’urgenza, l’uomo è stato trasferito a Trento
a causa di una frattura al femore, e quindi aveva bisogno di un
intervento urgente. L’intervento è stato effettuato nella serata di
venerdì. Seguendo tutte le indicazioni e le precauzioni del caso,
era stato infatti trasferito nel reparto di ortopedia.
Dopo l’intervento l’umo è stato nuovamente sottoposto al tampone per il Coronavirus, risultato negativo. Per il ricovero chiaramente il personale sanitario ha adottato tutte le misure di sicurezza. Il paziente è rimasto ricoverato per 3 giorni in una stanza singola, in completo isolamento e con accesso consentito solo al personale medico munito di camice monouso, guanti, mascherina e occhiali. Alla fine dei 3 giorni l’uomo è stato dimesso, ed ora si trova a casa per la convalescenza.
Lo sciatore è stato segnalato ai Carabinieri
Chiaramente
l’episodio ha avuto delle conseguenze, visto che l’uomo è stato
segnalato ai Carabinieri. Il decreto del Governo infatti prevede il
divieto di allontanamento dai Comuni della Zona Rossa, e prevede
delle sanzioni specifiche. Per chi si allontana, si applica l’art. 60
del Codice Penale, che prevede anche l’arresto fino a 3 mesi o
ammenda di 206 €. Nel caso fosse stato positivo, il paziente
avrebbe potuto contagiare molte persone.
Sono comunque in
corso degli accertamenti, perché pare che l’uomo avesse abbandonato
la Zona Rossa prima del divieto di abbandono, ed avesse comunicato di
voler effettuare la quarantena altrove. Certo però che nessuno
immaginava che sarebbe andato a sciare.
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