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I Paperon de paperoni dello sci, gli sciatori che hanno guadagnato di più nella stagione 2020/2021

Sono passate solo 24 ore dalla fine ufficiale della stagione di Coppa del Mondo di sci 2020/2021, e già gli addetti ai lavori, gli appassionati ed i professionisti iniziano a tirare le somme di questi mesi intensi e molto particolari a causa del Covid.

Per iniziare con un po’ di numeri, diciamo subito che nel circuito femminile si sono disputate 31 gare, mentre quelle nel circuito maschile sono state 35.

Ma le curiosità sono soprattutto quelle che riguardano i montepremi che gli sciatori più importanti e famosi hanno guadagnato dopo aver vinto le varie gare stagionali. Sì perché chiaramente oltre alla gloria c’è anche un riconoscimento in denaro per gli atleti, che arriva da organizzazione e sponsor vari.

Dai primi dati emerge che i vincitori della classifica generale della Coppa del Mondo di sci alpino non sono necessariamente i più ricchi del carosello sciistico, almeno stando solo alla parte economica. Per fare un esempio, nelle gare maschili dell’Hahnenkamm Trophy a Kitzbühel o nello slalom femminile di Flachau si guadagna molto di più rispetto al montepremi standard delle altre gare.

Chi sono gli sciatori che hanno guadagnato di più?

Tra gli uomini, la stagione 2020/2021 ha visto trionfare nella classifica dei più ricchi il vincitore della Coppa generale, Alexis Pinturault, che guadagnato 342.549 euro. Un po’ più dello scorso anno, quando si era portato a casa 355.000 CHF. Guadagni resi possibili dalle vittorie a Lech, Alta Badia, Adelboden e Lenzerheide, ciascuna con 45.000 CHF. Nella classifica femminile invece, la prima è Lara Gut-Behrami con 438.362 euro, anche grazie ai 114.000 CHF conquistati con i due ori e il bronzo di Cortina 2021.

Il secondo posto tra gli uomini è occupato dall’austriaco Vincent Kriechmayr con 302.810 euro. Per lui valgono le vittorie di Garmisch, Saalbach e i due ori di Cortina (48k per le gare mondiali). A seguire l’astro nascente svizzero Marco Odermatt (285.920), e ancora l’austriaco Marco Schwarz al quarto posto con 238.370 euro.

Per quanto riguarda l’universo femminile, la slovacca Petra Vlhova, vincitrice della Coppa del Mondo si piazza solo al secondo posto di questa speciale classifica delle sciatrici più ricche, con 401.682 euro, molto meno della Gut-Behrami. Al terzo posto troviamo Mikaela Shiffrin, che ha disputato un numero inferiore di gare ma che si porta lo stesso a casa ben 410.978 franchi svizzeri. Katharina Liensberger, austriaca, si è piazzata quarta con 301.039 euro. Tra le donne va segnalato che il montepremi è suddiviso tra meno atlete rispetto agli uomini.

Marta Bassino è la prima italiana in questa classifica dei guadagni, ed è quinta con 288.606 CHF, grazie soprattutto alle 4 vittorie in Coppa del Mondo e all’oro mondiale conquistato nel parallelo. Sofia Goggia è settima in classifica con 224.804 CHF, grazie alle 4 vittorie di Val d’Isere, St.Anton e Crans Montana (2). Federica Brignone è nona con 157.809 CHF.

Il primo azzurro tra gli uomini è, come lo scorso anno, Dominik Paris, che si è classificato sedicesimo con 108.815 CHF. Luca De Aliprandini, grazie anche all’argento mondiale, riesce a portare a casa 57.625 CHF.

Ecco la classifica guadagni Coppa del mondo di sci femminile (Franchi svizzeri)

  • Lara Gut-Behrami (SUI) 485.091 Franchi svizzeri
  • Petra Vlhova (SVK) 444.501
  • Mikaela Shiffrin (USA) 410.978
  • Katharina Liensberger (AUT) 333.129,52
  • Marta Bassino (ITA) 288.606

Ecco la classifica guadagni Coppa del mondo di sci maschile (Franchi svizzeri)

  • Alexis Pinturault (FRA) 379.064,88
  • Vincent Kriechmayr (AUT) 335.090
  • Marco Odermatt (SUI) 285.920
  • Marco Schwarz (AUT) 263.780,57
  • Beat Feuz (SUI) 226.440

In totale sono stati premiati ben 154 atleti uomini, contro i 164 dello scorso anno, e 127 atlete donne contro le 128 dell’anno scorso.

Avoriaz, il video pazzo di Valentin Delluc che fa speedriding

Valentin Delluc famoso da sempre per spingere il suoi limiti al massimo mixando lo sci freestyle e lo speedriding è ritornato con una nuova sfida sulla neve francese. Più precisamente le sue evoluzioni sono state filmate nella località sciiistica di Avoriaz (deserta) a 1800 metri di altitudine.
Scene spettacolari dove si può vedere Valentin Delluc toccare i cavi delle seggiovie, saltare sopra i tetti delle case, sfiorare ponti e muri.

Guarda il video

Sempre meno neve in montagna, pubblicato lo studio di Eurac Research

La notizia pubblicata dopo uno studio di Eurac Research non è delle migliori: in montagna c’è sempre meno neve. Questo almeno secondo i dati che sono pervenuti da 800 stazioni di rilevazione che hanno mostrato come negli ultimi 50 anni, in primavera ed in tutte le quote e regioni, c’è sempre meno neve.

In inverno questo dato è ancora più specifico sotto i 2000 metri. ormai, secondo i dati, la stagione della neve dura solo 22-34 giorni.

Pensate che in alcune zone delle Alpi c’è una bellissima tradizione secondo la quale si deve misurare la profondità della neve. Una tradizione in alcuni casi che risale alla fine del XIX secolo. Usanze antiche che spesso vengono utilizzate anche dalla scienza, per avere dati aggiornati e a lungo termine. Questo sistema però fino ad ora si limitava a poche stazioni, al massimo qualche centinaia.

Non c’era insomma un quadro completo della situazione nevosa nell’intera regione delle Alpi. Due ricercatori dell’Istituto per l’osservazione della Terra, Michael Matiu e Alice Crespi, hanno avuto l’idea di creare un sistema molto complesso di misurazioni: hanno così reclutato ben 30 scienziati provenienti da tutti i paesi delle Alpi ed hanno coordinato un lavoro con cui si sono raccolti tutti i dati ed analizzarli in maniera più uniforme possibile.

Lo studio dei ricercatori è stato così pubblicato sulla rivista The Cryosphere, e raccoglie i dati che sono stati individuati da 2000 stazioni di rilevazione che sono presenti in vari paesi: Italia, Austria, Slovenia, Germania, Svizzera e Francia. Grazie a questi dati si ha ora un quadro completo della distribuzione delle precipitazioni nevose sulle Alpi.

Di queste 2000 stazioni, ben 800 coprono l’arco temporale degli ultimi 50 anni, così da poter raccontare l’andamento della neve in questo periodo fino a quota 2000 metri. Sopra questa quota infatti, non ci sono stazioni sufficienti per poter avere dei dati affidabili. Ora quindi, sulla base di questi dati, è possibile “descrivere quantitativamente in modo preciso la copertura nevosa sulle Alpi, la sua distribuzione, capire cosa é cambiato negli ultimi 50 anni”, proprio come spiega Matiu.

Si è anche scoperto che la distribuzione della neve rispecchia precisamente le grandi zone climatiche alpine: a sud c’è il 20-30% in meno di neve rispetto al nord. Non solo la neve è distribuita in maniera poco omogenea, ma diminuisce anche in maniera diversa. Nelle zone meridionali con poca neve (Italia e Slovenia), l’altezza della neve diminuisce più nettamente sotto i 2000 metri nella maggior parte dei mesi dell’anno rispetto alle zone settentrionali.

Dallo studio si osserva poi che anche le tendenze regionali tendono a variare, ma nel lungo termine sono uniformi nella regione alpina: gli anni ’70 e ’80 sono stati nevosi, seguiti poi da una fase di basso innevamento all’inizio degli anni ’90. Da allora la neve è aumentata senza però mai raggiungere il livello degli anni ’70. In primavera, poi, c’è meno neve ovunque. Crespi sottolinea: “Mentre in inverno si nota un ampio ventaglio di variazioni a seconda del luogo e dell’altitudine, anche con isolati aumenti della neve soprattutto a quote più elevate, in primavera quasi tutte le stazioni hanno registrato diminuzioni”.

Sotto i 2000 metri la stagione nevosa dura solo dai 22 ai 34 giorni negli ultimi 50 anni, con la neve al suolo che si presenta più tardi in inverno e scompare prima in primavera. Una conseguenza diretta del cambiamento climatico, come spiega Matiu: “In questo studio non abbiamo esaminato esplicitamente le correlazioni, ma è chiaro che la neve si scioglie prima e più velocemente a causa delle temperature più alte e che le precipitazioni si manifestano sotto forma di pioggia anziché di neve”.

Una ricerca utile e preziosa, a disposizione ora dell’intera comunità scientifica mondiale per essere arricchita in futuro da altri studi.

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Pista sci Macerata, la proposta arriva al consiglio comunale

Pista sci Macerata, la proposta arriva al consiglio comunale

Lunedì 29 e martedì 30 marzo tornerà a riunirsi il Consiglio Comunale di Macerata, in cui sarà discussa anche la proposta presentata dal consigliere del PD Andrea Perticarari di realizzare una pista da sci all’aperto e in sintetico.

Lunedì, in videoconferenza nella piattaforma Zoom Cloud Meetings, si avrà quindi una prima risposta alla proposta davvero particolare di realizzare a Macerata un vero e proprio polo sportivo dedicato alla montagna e agli sport invernali.

Nella visione di Andrea Perticarari nel capoluogo di provincia sarebbe possibile costruire una pista da sci in sintetico e all’aperto, che permetta di attirare i grandi appassionati di sport anche in altri periodi dell’anno oltre all’inverno, e che eviterebbe a molti di spostarsi di tantissimi km per trovare un luogo adatto allo sport più amato.

Il modello che propone Perticarari, ricordiamolo, prende ispirazione dal progetto che è stato realizzato a Copenaghen, con una pista da sci in sintetico che è stata costruita sul tetto di un termovalorizzatore. Forse anche a Macerata l’idea è quella di creare un’intera area che possa essere riconvertita tra sport e zone verdi.

D’altronde il Consiglio comunale di lunedì e martedì avranno all’ordine del giorno altre discussioni che vertono su una visione nuova e futuribile di Macerata. Si parlerà anche di orti sociali e dell’abbellimento dei sottopassaggi di alcune zone della città, fino ad arrivare alla promozione delle comunità energetiche e di autoconsumo collettivo, e alla gestione dei rifiuti.

Insomma Macerata sembra guardare al futuro in più ambiti, e i progetti che sono in discussione sembrano tutti orientati ad una visione della città che punta al green, alla sostenibilità e all’attrazione turistica destagionalizzata. La pista da sci che vorrebbe realizzare il consigliere del PD Andrea Perticarari è sicuramente un progetto di ampio respiro che coinvolgerebbe più figure, più aree tematiche e più ambiti di interesse.

La proposta ha già fatto il giro del web nei giorni scorsi ed ha fatto molto discutere, proprio perché innovativa e di grande livello, che porterebbe Macerata certamente ad essere una delle prime città italiane ad aprirsi ad un progetto di questo tipo. Perticarari è convinto che i costi di realizzazione non sarebbero così elevati, e già dalla maggioranza è arrivata una prima apertura, seppur ancora condizionata alla ricerca di fondi o sponsor.

Molto sembra infatti dipendere dalla condizione di salute delle casse comunali, soprattutto in un momento di crisi economica e sociale come quello che stiamo vivendo a causa del Covid. L’esempio di Copenaghen in questo senso appare virtuoso, con importanti fondi europei che sono arrivati per la riconversione di un’area particolare in una zona fruibile da tutti e di potenziale attrattività turistica.

Ne sapremo di più già da mercoledì, dopo la prima discussione in Consiglio. Va ricordato che se entrambe le sedute andassero deserte, la prossima convocazione è prevista per il 1° aprile. Siamo solo agli inizi di quella che sembra una discussione lunga e difficile, ma già il fatto che se ne parli sembra essere davvero un buon inizio.

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Perché non dovresti mai lavare l’auto a -40°C, il video del buffo Hummer rosa

Chi di voi vive in un luogo di montagna o in cui le temperature sono solitamente molto rigide, saprà benissimo di come sia rischioso lavare l’auto in pieno inverno. Il rischio è infatti che l’acqua e la schiuma possano letteralmente congelarsi!

In rete in questi giorni sta girando un video molto divertente, che è diventato virale in poco tempo proprio per il suo contenuto. Nel video c’è la dimostrazione di ciò che succede se si tenta a lavare un Hummer (ma anche qualsiasi altra macchina), quando fuori la temperatura è di 40 gradi sotto lo zero.

Questo particolare episodio è avvenuto in Russia, e il protagonista è un Hummer rosa, che dopo la disavventura si aggira comunque per le strade della città. Il tutto è il risultato di un esperimento davvero bizzarro: lavare un’auto con una temperatura che raggiunge, appunto, i 40 gradi sotto lo zero nel rigido inverno russo.

Se volete provare anche voi, anche se ve lo sconsigliamo vivamente, le procedure da ripetere sono queste. Ricprite la vostra auto di shampoo e badate bene a non versare acqua. Vedrete che la schiuma in poco tempo e a contatto con il freddo estremo sarà completamente congelata! E anche se non riuscirete a lavare la vostra macchina, avrete comunque creato una vera e propria scultura su ruote.

Nel video quindi si vede un Hummer color rosa Big Babol i giro per le strade di una città russa, con una carrozzeria che sembra come uscita da un cartone animato. Dopo questo esperimento molto particolare, l’officina che ha sviluppato l’idea, la Garage54, è diventata famosissima in tutto il mondo con un video ormai divenuto virale nel web.

Va sottolineato che già in precedenza questa officina aveva regalato altre perle agli appassionati di automobilismo e del web. Ora ha deciso di farci vedere cosa accade se si tenta di lavare un’auto a 40 gradi sotto lo zero.

Il tutto è stato, appunto, documentato in un video, in cui compaiono persone armate di compressore e shampoo per auto. L’Hummer che poi diventerà rosa è stato portato dapprima in un autolavaggio, deserto anche causa freddo. Proprio questo freddo polare non è la condizione ideale per lavare la propria auto, ricordatevelo!

Quindi l’idea di lavare l’Hummer nell’autolavaggio è stata scartata dai protagonisti del video, che hanno deciso di effettuare una pulizia in un garage. L’auto è stata ricoperta di schiuma per auto, un particolare shampoo rosa. L’Hummer pian piano si è colorato di rosa appunto. La sostanza è stata ricoperta di una particolare schiuma che subito si è congelata.

Nel video, frame dopo frame, il nuovo Hummer rosa prende pian piano forma, e dopo che lo shampoo è stato distribuito completamente con il compressore, l’auto è diventata una specie di Majin Bu su ruote, con una schiuma congelata. Così i protagonisti hanno capito che non sarebbe mai stato possibile lavare l’auto, e così hanno deciso di utilizzarlo così com’era. Un problema però non certo irrilevante.

Così, l’Hummer rosa è diventato inutilizzabile, ma si è deciso di scolpire quella che era diventata una scultura per liberare almeno il parabrezza e i finestrini, e anche per aprire le portiere. Con un gran bel lavoro di spatola, l’obiettivo è stato raggiunto, e l’Hummer può ora girare tranquillamente per strada per la gioia dei passanti.

Pista da sci a Macerata come a Copenaghen

Per Macerata arriva un progetto tutto nuovo: piste da sci come quelle realizzate a Copenaghen. Questa è l’idea del consigliere comunale del Pd Andrea Perticarari, che ha illustrato il progetto già presentato al Sindaco Sandro Parcaroli. Secondo Perticarari «Il costo dell’impianto non dovrebbe essere molto elevato e così si creano posti di lavoro.»

Nel progetto presentato dal consigliere del Pd Andrea Perticarari, c’è quindi l’idea di creare a Macerata una pista da sci su manto sintetico e all’aperto, proprio come è stato fatto a Copenaghen.

Un progetto certamente innovativo, che rappresenterebbe una vera e propria novità per la città di Macerata, sia per l’aspetto tecnico che per lo sport al quale si rivolge. Un’apertura quindi non solo agli sciatori agonisti e professionisti, ma a tutti gli amanti, gli appassionati e agli amatoriali. L’obiettivo è far sì che tutti, quindi, possano avvicinarsi allo sci, e di destagionalizzare l’offerta turistica e la possibilità di fruizione, che sarebbe così indipendente dalle precipitazioni nevose e dalla stagione.

Insomma, Macerata come nuova capitale dello sci (anche se sintetico) per 365 giorni all’anno, senza bisogno per i residenti di fare km per raggiungere le località più rinomate. Per il consigliere Dem, il progetto rappresenterebbe un vero e proprio polo attrattivo anche nei mesi d’estate, quando gli atleti e gli appassionati di montagna raggiungono la neve e i ghiacciai anche molto lontano.

Ma Andrea Perticarari sposta anche l’attenzione su quello che potrebbe essere un ritorno dal punto di vista turistico, e nel corso di una conferenza stampa online ha dichiarato: “Si creano posti di lavoro indotti dalla presenza della struttura: dal negozio di articoli tecnici al ristorante fino all’albergo. Il costo dell’impianto non dovrebbe essere molto elevato. La condizione di partenza è che la struttura venga realizzata con finanziamenti pubblici. Ci sono già piste di questo tipo in giro per l’Europa, ma sono ancora poche e dotarsi di un impianto del genere potrebbe consentire a Macerata di fare un balzo in avanti anche sul fronte dell’attrattività turistica”.

Perticarari ha anche voluto dare delle specifiche tecniche: “Le piste sono realizzate con un materiale brevettato da un’azienda di Bergamo, la Neveplast, alcuni impianti sono stati realizzati a Copenaghen, sopra un impianto di trattamento dei rifiuti, a Dubai ed in Italia a Viagrande e a Pescocostanzo. Il sindaco di Pescocostanzo mi ha detto che la struttura si è rivelata utile, sia per gli atleti agonisti che per quanti si avvicinano per la prima volta allo sci e allo snowboard. Peraltro si tratta di una pista di facile realizzazione, che dura più di 15 anni ed ha costi di manutenzione molto bassi”.

Il progetto di Copenaghen al quale si riferisce il consigliere è quello realizzato da Bjarke Ingels Group: una costruzione nel bel mezzo di una zona verde dedicata allo sport invernale, con parete per l’arrampicata, pista da sci e impianto di risalita. Il tutto proprio sopra un termovalorizzatore. Queste le caratteristiche tecniche della struttura in Danimarca:

  • lunghezza 200 metri
  • larghezza 60 metri
  • altezza 90 metri
  • una pista da sci
  • un impianto di risalita
  • barriere di protezione
  • impianto di innevamamento programmato
  • lunghezza parete da scalata 86 metri
  • portata impianto di risalita 200 sciatori/ora
  • costo skipass/ora circa 10 euro

Come ricordato da Perticarari, investimento iniziale a parte, non sembrano esserci costi proibitivi per realizzare la struttura, considerando che si potrà poi decidere di quante piste e impianti dotarla.

Il consigliere ha già esposto l’idea al Sindaco Sandro Parcaroli e all’assessore allo sport Riccardo Sacchi, che hanno dato un consenso di massima ma si sono riservati di valutare il progetto nei dettagli, soprattutto per capire la possibilità di accedere a finanziamenti dedicati.

Il progetto è stato inserito all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale. Prosegue Perticarari: “Un impianto del genere, oltre ad offrire alla cittadinanza la possibilità di poter praticare uno sport altrimenti impossibile da svolgere, farebbe diventare la città di Macerata polo di riferimento per gli allenamenti di tutte le associazioni sportive sciistiche del centro e sud Italia in periodi dell’anno in cui tale pratica è impossibile da svolgere in assenza di precipitazioni nevose”.

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Le cabine sci si trasformano in sale da pranzo private come protezione dal Covid

Quante possono essere le funzioni delle cabinovie da sci? Poche starete pensando, e invece no! Perché c’è un posto in cui le cabine degli impianti di risalite sono state utilizzate addirittura per far accomodare i clienti.

Stiamo parlando di una birreria che si trova sulle montagne di Steamboat Springs, e che ha pensato di utilizzare le cabinovie dismesse negli anni per accogliere i propri clienti, rispettando rigorosamente le normative sulla sicurezza e sul distanziamento sociale. La proprietaria del locale è stata talmente soddisfatta della scelta che ha dichiarato: “Ci hanno salvato l’inverno”.

Come tutti sanno, sia le piste che gli impianti di risalita sono ormai fermi da mesi un po’ in tutto il mondo, e così ecco che in questa zona si è creata una soluzione davvero nuova e creativa per ridare letteralmente vita a funivie, cabinovie e ovovie. Steamboat Springs, in Colorado, è quindi riuscita a farsi spazio sulle pagine dei giornali grazie alla decisione di una birreria artigianale del posto, che per ovviare al problema del distanziamento ha deciso di riutilizzare le cabinovie in disuso per far sistemare i propri clienti.

Le cabinovie sono state sistemate a dovere e riposte nel dehors, e ora creano una sorta di bolle all’interno delle quali i clienti si possono accomodare tranquillamente. Così evitano di restare al freddo all’aperto (vista l’impossibilità di entrare nel locale per il distanziamento), pranzare o consumare in sicurezza rispettando le normative anti Covid.

Le cabinovie qui si chiamano gondolas, e da quando questa birreria ha avuto quest’idea originale sono diventate la vera attrazione della zona in questo locale chiamato Mountain Tap Brewery. Per ogni cabinovia possono sedersi dalle 4 alle 6 persone adulte (naturalmente solo se appartenenti allo stesso nucleo familiare). All’interno ci sono delle luci, il riscaldamento (qui le temperature sono molto rigide) e addirittura il Bluetooth.

Dopo ogni ordine e ogni turno di consumazione, le cabinovie vengono sanificate a dovere (circa ogni 30 minuti), e come dicevamo prima la proprietaria del locale, Wendy Tucciarone, ha dichiarato alla rivista Food and Wine: “Ci hanno salvato questo inverno”. Probabilmente senza questa soluzione creativa la birreria non sarebbe stata in grado di lavorare e di ricevere clienti.

Le cabine dismesse sono fornite alla birreria da una società che ha la propria sede nel Colorado, e che si chiama The Gondola Shop. Questa società si occupa per di più di riparare le funivie e gli impianti di risalita, ma proprio per questo nel corso dei lunghi anni di lavoro ha accumulato moltissime vecchie strutture di questo tipo, ormai non più utilizzabili.

Il lavoro regolare di manutenzione degli impianti di risalita è stato fermato dalla pandemia proprio come le attività delle piste e dei comprensori. Da qui l’idea e l’occasione di dare vita nuova a queste strutture, che sono ovovie, cabinovie e funivie dismesse.

La birreria Mountain Tap Brewery non è il solo locale che si rifornisce da questa società, ma anche altri locali stanno ormai utilizzando questo novo sistema per accogliere i clienti nel periodo della pandemia da Coronavirus. Solo uno dei tanti modi che si stanno utilizzando in tutto il mondo per proseguire a lavorare in sicurezza e con una certa regolarità. Il noleggio di una di queste cabinovie particolari, che sono completamente risistemate ed adatte ad accogliere clienti per pranzi, cene ed aperitivi, ha un costo mensile di circa 500 dollari al mese.

Potrebbe essere una buona idea anche nelle zone montane italiane, che tanto stanno patendo la crisi economica derivante dalle chiusure a causa del Covid.

Dolomiti Superski non riapre più

Dolomiti Superski si arrende all’emergenza Covid, e decide di non riaprire più per la stagione invernale 2020/2021. L’annuncio arriva direttamente da uno dei comprensori sciistici più importanti al mondo: «Non riapriamo più, la stagione invernale quest’anno è persa».

La decisione di Dolomiti Superski è stata presa in seguito al nuovo Dpcm in vigore con il Governo Draghi, che ha prolungato la chiusura degli impianti sciistici e dello sci amatoriale fino al prossimo 6 aprile. Pensate che la decisione del Dolomiti Superski vuol dire la chiusura di ben 1200 km di piste e 450 impianti di risalita.

Insomma, la stagione invernale 2020/2021 per lo sci è davvero maledetta, e dopo l’impossibilità di sfruttare l’Immacolata, il Natale, il Capodanno e il Carnevale, ora anche la Pasqua è saltata per la decisione del Governo di posticipare la chiusura degli impianti fino al 6 aprile.

Un colpo durissimo per questo sport, che fino all’ultimo sperava davvero di poter godere almeno dell’ultima parte di stagione. Dolomiti Superski ha quindi deciso di restare chiuso al pubblico fino al termine della stagione: l’anno prossimo verranno garantiti i rimborsi degli skipass regionali 2019-2020. Una chiusura che vuol dire lo stop per 450 impianti di risalita tra cabinovie, funivie e seggiovie, per una portata oraria di 630.000 persone e oltre 1200 km di piste per quello che è uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo.

Dolomiti Superski ogni anno è la meta preferita di moltissimi amanti dello sci e della montagna, che qui possono trovare piste adatte ad ogni livello di difficoltà nella zona tra Trentino, Alto Adige e Veneto. Va sottolineato che le singole società consorziate possono ancora decidere di restare aperte individualmente dopo la data di fine decreto, sempre se ci saranno tutti i presupposti.

Andy Varallo, Presidente di Dolomiti Superski, ha dichiarato: «Ci dispiace veramente tanto per i nostri consorziati, i collaboratori e per tutti coloro che fanno parte della filiera del turismo invernale di montagna. Soprattutto per i milioni di clienti affezionati alle Dolomiti. Con la proroga del divieto di sciare a dopo Pasqua, non sussistono più di fatto le condizioni per poter pianificare l’ennesima apertura ed offrire un servizio all’altezza a tutti i nostri utenti. Non possiamo fare altro che archiviare la stagione invernale 2020-21 senza mai averla potuta iniziare». Il pensiero del Presidente di uno dei più grandi comprensori sciistici d’Europa (il circuito comprende 12 delle principali zone sciistiche delle Dolomiti, da Cortina alla Val Gardena fino alla Badia , il Civetta e la Marmolada) va poi naturalmente agli sforzi e all’impegno degli impiantisti in questo anno di apri e chiudi all’insegna della sicurezza. «Premesso che la salute e la sicurezza collettiva vengono al primo posto, gli impiantisti si sono impegnati al massimo, fin dall’estate 2020. In collaborazione con le Regioni e seguendo strettamente le indicazioni del Cts, sono state messe a punto tutte le procedure per garantire l’utilizzo degli impianti di risalita in condizioni di assoluta sicurezza investendo ingenti risorse economiche in sistemi di sanificazione degli impianti, strumenti digitali per garantire il distanziamento sociale e per evitare assembramenti alle casse».

Incredibile ma vero, subito dopo lo stop decretato ecco che le cime delle montagne quest’anno si sono riempite di neve in maniera straordinaria. Neve di cui però nessuno potrà godere. Con le chiusure gli impianti si erano anche organizzati per la vendita di biglietti e skipass completamente online, per meglio gestire il flusso di ingressi degli utenti. Dopo la scelta del Dolomiti Superski è facile pensare che ora la stagione sia conclusa anche per i comprensori di Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte

«Tutti gli sforzi di impiantisti, albergatori, ristoratori, commercianti, maestri di sci e del resto degli attori nella filiera, sono però stati vani — continua Andy Varallo —. Con amarezza dobbiamo anche constatare che questo importante sacrificio purtroppo non ha evitato la seconda ondata e non ha impedito al virus di diffondersi ugualmente. Siamo vicini a tutti coloro che sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia, ora però non vediamo l’ora di poter ripartire».

Ora Dolomiti Superski, le sue società affiliate e quelle a livello nazionale ed internazionale (in accordo), chiedono di ridiscutere i termini dei ristori, in modo che si possa garantire il futuro dell’universo sci e di tutto questo sistema economico, che quest’anno no ha avuto possibilità di lavorare.

Bolognola è Covid free: il piccolo paese dei Sibillini stabilisce un record

Credits: pagina Facebook Bolognola ski

Esiste un luogo che da quando è iniziata la pandemia, nel 2020, ha il vanto ed il privilegio di essere Covid Free. Questo luogo è Bolognola, piccolo paesino dell’entroterra marchigiano, incastonato tra i Monti Sibillini, all’interno del Parco Nazionale.

Bolognola quindi non ha registrato, nel corso della pandemia, nemmeno un contagio da Covid-19, segnando quindi un piccolo record nazionale oltre che regionale. La situazione epidemiologica nella Regione Marche non è infatti delle migliori, e dopo il lockdown dello scorso anno, da settembre ad oggi il territorio è spesso passato da zona gialla a zona arancione, ed in questi giorni soprattutto la Provincia di Ancona è alle prese con la variante inglese.

Bolognola è un paesino molto piccolo, con pochi abitanti, e forse anche questo ha reso possibile un buon tracciamento ed un buon controllo del virus. Il piccolo paesino è un piccolo gioiello di tranquillità e di ruralità, incastonato tra le montagne, immerso nella natura dell’entroterra della Provincia di Macerata.

Pensate che gli abitanti risultano essere poco più di 150, ma Bolognola nel corso dell’anno è molto frequentato sia da turisti che da appassionati di natura e di montagna che vivono anche a pochi km di distanza. D’estate i suoi prati sono letteralmente presi d’assalto da coloro che amano fare lunghe passeggiate, godere dei tanti sentieri che si inerpicano per i monti e per i boschi, fare magari attività fisica o passare splendide giornate in mountain bike.

Attorno a Bolognola ci sono poi moltissimi ristoranti dove è possibile assaggiare le tante specialità della tradizione maceratese, ed i turisti uniscono ben volentieri l’attività all’aria aperta con del buon cibo. Aziende agricole, coltivatori ed allevatori, produttori di specialità enogastronomiche e piccole botteghe artigiane: ecco il mix vincente di Bolognola.

Nella stagione invernale invece, Bolognola è famosa in tutta la regione per i suoi impianti di risalita e per le sue piste da sci, che insieme a quelle di Frontignano e di Sassotetto rappresentano una vera eccellenza per lo sport invernale marchigiano. Gli amanti dello sci possono quindi trascorrere a Bolognola belle giornate sulla neve e poi rifocillarsi negli alberghi, nelle baite e nei ristoranti della zona, che è molto ben fornita anche di alberghi.

Cosa abbia determinato il record degli zero contagi in questa piccola località dei Sibillini è davvero un mistero. resta il fatto che ad oggi Bolognola non ha registrato nemmeno un contagio da Covid-19. Il sindaco Cristiana Gentili ha ammesso che c’è stata una grande collaborazione tra tutti: amministrazione, ristoratori, strutture ricettive, cittadini. Ognuno insomma ha fatto la sua parte rispettando le regole, e poi affidandosi a tanta fortuna.

E pensare che da queste parti gli abitanti erano stati costretti già nel 2016 a subire danni e disguidi a causa del terremoto, che ha causato non pochi problemi non solo alle strutture, ma a tutto il comparto turistico della montagna. Questa notizia quindi rende tutti orgogliosi e permette di guardare al futuro con speranza e fiducia.

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Campo Felice, la foto scattata da Stefano Sponta

Campo Felice - Credits Stefano Sponta

La foto spettacolare scattata dal drone di Stefano Sponta vicino la nota stazione sciistica di Campo Felice in Abruzzo.

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